Sicuramente pochissimi di voi avranno letto le condizioni di uso di WhatsApp al primo avvio dell’app, nelle quali c’è scritto che il servizio di messaggistica istantanea più utilizzato al mondo è vietato ai minori di 16 anni. Ciò nonostante, la maggioranza dei ragazzi compresi in quella fascia di età non rispetta questa clausola.
Infatti nei termini di condizione dell’app si legge:
affermi di avere almeno 16 anni, i servizi di WhatsApp non sono per i bambini al di sotto dei 16 anni. Se hai meno di 16 anni, non ti è permesso di utilizzare i servizi di WhatsApp.
Tutto ciò è stato confermato da un sondaggio portato a termine da Skuola.net su un campione di 1000 studenti, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, dal quale è emerso che oltre il 70% di loro utilizza WhatsApp per comunicare con i propri amici.
Inoltre da questi risultati si è verificato che il 96% dei minorenni fa parte almeno di un gruppo WhatsApp dei quali il 12% ne ha addirittura 10, il 15% tra 6 e 10, il 32% da 4 a 6 e un buon 37% può vantare la propria presenza “solamente” in massimo 3 gruppi.
A quanto pare i ragazzi di oggi amano mantenersi in comunicazione nei modi più disparati e un altro motivo che li spingerebbe verso l’utilizzo precoce di WhatsApp sarebbe il rispetto della privacy più efficace rispetto a Facebook o Twitter.
Ma oltre ai ragazzi al di sotto dei 16 anni, a non poter beneficiare dai servizi messi a disposizione del più famoso client di messaggistica istantanea, sono anche gli utenti che si collegano da paesi ritenuti “simpatizzanti dei terroristi” da parte della Casa Bianca.
Quindi in teoria WhatsApp sarebbe un servizio “sicuro” al 100% se non fosse che l’app non dispone di alcun metodo per verificare il rispetto dei termini e condizioni d’uso imposte dagli sviluppatori.