La comodità di un assistente sempre pronto ad ascoltare è innegabile, ma è proprio questo aspetto a sollevare le maggiori perplessità. La chat vocale di WhatsApp, infatti, può continuare a funzionare in background anche quando si passa ad altre applicazioni. Questo significa che l’intelligenza artificiale di Meta ha la capacità di “ascoltare” non solo durante l’uso attivo dell’app, ma potenzialmente in qualsiasi momento, espandendo in modo significativo il perimetro della raccolta dati.
Per gli utenti iPhone, c’è un piccolo ma fondamentale dettaglio che fa la differenza. Il sistema operativo iOS, noto per la sua attenzione alla privacy, mostra un pallino arancione nell’angolo in alto a destra dello schermo ogni volta che il microfono è in uso. Questa misura di sicurezza, integrata a livello di sistema, non può essere disattivata da WhatsApp e fornisce un avviso visivo costante dell’attività in corso. Anche silenziando temporaneamente il microfono durante la sessione con l’AI, l’indicatore arancione rimane visibile, ricordando all’utente la connessione attiva.
Come funziona la nuova funzione vocale di WhatsApp
La funzione si attiva toccando una nuova icona a forma di onda sonora, presente nella scheda delle chat o in quella delle chiamate. Con questa mossa, Meta punta a colmare il divario con altri chatbot concorrenti che già offrono interazioni vocali, rendendo la sua intelligenza artificiale più competitiva e integrata nell’esperienza quotidiana degli utenti.
Tuttavia, il prezzo di questa evoluzione tecnologica è un invito alla cautela: gli utenti dovranno essere molto più consapevoli di ciò che dicono quando la funzione è attiva in background, per evitare di condividere involontariamente informazioni sensibili. Attualmente, la distribuzione è limitata agli utenti che utilizzano la versione beta più recente di WhatsApp per iOS, accessibile tramite l’app TestFlight, e si estenderà gradualmente nelle prossime settimane.
La trasparenza imposta da Apple diventa così uno strumento fondamentale per la consapevolezza dell’utente, mentre Meta dovrà affrontare le inevitabili domande sulla gestione dei dati raccolti attraverso questa nuova funzionalità. Resta da vedere come gli utenti reagiranno al bilanciamento tra comodità e privacy offerto da questa innovazione.