La Commissione europea ha ufficialmente intimato ad Apple di modificare le sue politiche considerate anti-concorrenziali sull’App Store, in applicazione del Digital Markets Act (DMA). Il colosso tecnologico ha ora un mese di tempo per adeguarsi, altrimenti scatterà una sanzione da 500 milioni di euro, con possibili ulteriori multe periodiche in caso di persistente inottemperanza.
La relazione tra i colossi tecnologici e le istituzioni UE è entrata in una nuova fase. Al centro del dibattito figura il Digital Markets Act, un regolamento pensato per garantire mercati digitali equi e contendibili. Proprio in questo contesto, la Commissione europea ha reso note le motivazioni dettagliate alla base delle sue recenti azioni nei confronti di alcune Big Tech, con un focus particolare sulle pratiche di Apple.
Un documento corposo, di 67 pagine, chiarisce ora la posizione della Commissione e le conseguenze per il gigante di Cupertino. Un termine di tre mesi vincola Apple al pagamento di 500 milioni di euro, importo soggetto a maggiorazione per interessi qualora la liquidazione della sanzione pecuniaria avvenisse oltre la scadenza. Inoltre, è stato fissato un termine di 60 giorni dalla notifica, avvenuta in aprile, per porre rimedio alle non conformità rilevate.
Le pratiche anti-steering al centro della disputa
Il perno della controversia risiede nelle politiche cosiddette “anti-steering” adottate da Apple, considerate in violazione del Digital Markets Act. In pratica, l’azienda californiana limitava la capacità degli sviluppatori di app di informare gli utenti riguardo a opzioni di acquisto e abbonamento disponibili al di fuori del proprio App Store.
Comunicazioni su prezzi più vantaggiosi o metodi di pagamento alternativi esterni ai sistemi Apple erano di fatto ostacolate. Le policy di Apple, oggetto di critica per l’impatto su libera concorrenza e facoltà di scelta dei consumatori, hanno visto modifiche a seguito dell’intervento normativo europeo, ma tali revisioni sono state successivamente giudicate non conformi al DMA.
Era stata concessa agli sviluppatori la facoltà di inserire un link esterno nelle loro app, ma con vincoli. Tra le limitazioni spiccava l’imposizione di una commissione del 27% sulle transazioni effettuate tramite tali link esterni. Una percentuale che sembrava voler compensare la mancata riscossione della commissione standard del 30% applicata agli acquisti in-app.
La posizione netta dell’Unione Europea
La sentenza UE è netta: né le condizioni commerciali precedenti né quelle aggiornate sono state ritenute conformi al regolamento. Le limitazioni imposte agli sviluppatori per promuovere offerte esterne ad App Store direttamente nelle loro applicazioni rappresentavano un ostacolo.
Anche l’introduzione di una nuova commissione per le transazioni esterne è stata vista come problematica, poiché poteva vanificare i benefici della direttiva per gli sviluppatori e, indirettamente, per i consumatori. Le argomentazioni difensive di Apple, incentrate sulla novità del regolamento DMA e sugli sforzi compiuti in buona fede per dialogare con la Commissione europea, non hanno trovato accoglimento.
Le motivazioni di Apple non hanno convinto a revocare o alleggerire la sanzione, la quale ha invece percepito una chiara incompatibilità delle soluzioni correttive offerte con lo spirito e la lettera della nuova legislazione. Al momento, non è ufficialmente noto se la società americana abbia intrapreso la via del ricorso formale o se abbia proceduto al pagamento dei 500 milioni di euro.
L’iter attuale prevede che Apple si allinei alle disposizioni del DMA entro il termine di 60 giorni dalla notifica di aprile. In caso contrario, la prospettiva di nuove sanzioni economiche diventerebbe una possibilità concreta, con ulteriori ripercussioni per il gigante tecnologico nel mercato europeo.