Il vicepresidente di Samsung è stato condannato a 5 anni di reclusione per altrettanti capi d’accusa. I particolari della vicenda sono a tratti surreali e questo si prospetta essere il processo del secolo in Corea del Sud.
Condannato a 5 anni di reclusione il vicepresidente Samsung
Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung ed erede dell’azienda, è stato dichiarato colpevole di ben 5 capi d’accusa: corruzione, trasferimento illegale di fondi all’estero, appropriazione indebita, falsa testimonianza ed occultamento di prove. Si è difeso dichiarando di non poter essere consapevole di tutti i movimenti, e quindi di queste manovre in particolare, della compagnia. Ovviamente le autorità giudiziarie hanno valutato diversamente gli eventi accaduti, che, come premesso, hanno davvero del surreale.
Jae-yong avrebbe versato o comunque accordato circa 38 milioni di dollari a Choi Soon-sil. Quest’ultima è consigliera e sciamano del capo di Stato Park Geun-hye, e avrebbe sfruttato la propria influenza per autorizzare il vicepresidente dell’azienda sud-coreana ad accedere ai fondi della pensione pubblica per ottenere ulteriore potere nella società. Il pagamento sarebbe avvenuto tramite versamenti a diverse società collegate alla donna sciamano. Il fine ultimo sarebbe stato la fusione tra Samsung C&T e Cheil Industries, a vantaggio di Jae-yong.
Quest’ultimo voleva assicurarsi il ruolo del padre, le cui condizioni di salute sono avvolte nel mistero. L’arresto era stato annullato a Gennaio ma la procura, dopo vari mesi di indagini, lo aveva convalidato a Febbraio. Non resta che seguire gli esiti di questo processo che è già diventato un caso mediatico, viste soprattutto le persone coinvolte.