Il colosso sudcoreano Samsung starebbe pianificando un significativo cambio di strategia per la prossima generazione di smartphone flagship. Secondo indiscrezioni di settore, il Galaxy S26, atteso per l’inizio del 2026, vedrebbe un massiccio ritorno dei chipset Exynos sviluppati in-house. La mossa, dettata principalmente dalla necessità di contenere i costi di produzione in continua crescita, segnerebbe un punto di svolta dopo anni di predominanza dei processori Snapdragon di Qualcomm sui modelli top di gamma. La scelta tecnologica di Samsung è sotto la lente di ingrandimento degli analisti.
Le voci, circolate attraverso i consueti canali di informazione specializzati, suggeriscono che almeno due dei modelli previsti nella serie Galaxy S26 saranno alimentati dal nuovo sistema su chip Exynos 2600, realizzato con il processo produttivo a 2 nanometri. I dispositivi interessati da questa scelta sarebbero il Galaxy S26 Pro e una variante che potrebbe chiamarsi S26 Edge o S26 Air. Il modello più prestazionale della serie, il Galaxy S26 Ultra, continuerebbe invece a affidarsi alla potenza del Snapdragon 8 Elite 2 di Qualcomm, il cui lancio è previsto nei prossimi mesi.
La pressione dei costi sui componenti è il motore principale di questa potenziale inversione di rotta. Rapporti finanziari indicano che nel primo semestre del 2025 la divisione DX (Device eXperience) di Samsung ha registrato un aumento del 29,2% nei costi di approvvigionamento dei chipset. Questa impennata è stata trainata dall’adozione dei più costosi Snapdragon 8 Elite per la serie Galaxy S25 e per il popolare smartphone pieghevole Galaxy Z Fold 7. L’aumento dei prezzi applicato da Qualcomm, unito ai maggiori costi di produzione dei chip a 3nm di TSMC, sta erodendo in modo significativo i margini di profitto del gruppo.
Riportare in auge i processori Exynos rappresenterebbe per Samsung una leva strategica per ridurre la dipendenza da fornitori esterni e controllare meglio la catena del valore. Integrando i propri chip, la società potrebbe ammortizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo e ottimizzare i costi. Del resto, questa non sarebbe una novità assoluta: il recente Galaxy Z Flip 7 ha già rotto il ghiaccio, diventando il primo pieghevole Samsung a montare un Exynos 2500, abbandonando lo Snapdragon.
Le Sfide Tecniche da Superare
Il percorso verso il successo dell’Exynos 2600 non è però privo di ostacoli. La principale sfida risiede nel tasso di resa della produzione. Fonti dell’industria dei semiconduttori riportano che l’attuale resa dei wafer a 2nm di Samsung si aggirerebbe intorno al 40%, una cifra significativamente inferiore rispetto al 60% raggiunto dal suo principale concorrente, TSMC. Un tasso di resa più basso significa più scarti e, di conseguenza, un costo per chip funzionante più elevato, vanificando parzialmente il vantaggio economico iniziale.
Oltre alla resa, permangono dubbi legati all’efficienza energetica e alla gestione termica del nuovo chip. Le passate generazioni di Exynos hanno spesso ricevuto critiche per un consumo energetico superiore e prestazioni in throttling meno brillanti rispetto agli omologhi Snapdragon. Samsung dovrà dimostrare di aver risolto queste criticità per convincere il mercato, soprattutto quello high-end più esigente, della bontà della sua soluzione proprietaria.
Nonostante le incognite, i piani di produzione sembrano già avviati. La produzione in serie dell’Exynos 2600 è infatti calendarizzata per novembre 2025, in tempo per l’assemblaggio dei nuovi flagship che debutteranno nei primi mesi del 2026. Il successo o il fallimento di questa operazione avrà ripercussioni non solo sulla linea Galaxy S26, ma sull’intera strategia produttiva futura di Samsung per i suoi dispositivi di punta.