L’ultimo flagship di Samsung, il Galaxy S25 Edge, ha suscitato dibattiti per la sua batteria da 3.900 mAh, considerata da alcuni utenti troppo contenuta per un dispositivo di fascia alta. Tuttavia, analisi tecniche dimostrano che la scelta della compagnia sudcoreana è frutto di un bilanciamento tra innovazione e sicurezza, soprattutto dopo l’incidente delle batterie “esplosive” del Galaxy Note 7.
La densità energetica come chiave di lettura
Secondo un’analisi dettagliata del canale YouTube WekiHome, Samsung ha ottimizzato al massimo lo spazio interno del Galaxy S25 Edge. La batteria da 3.900 mAh offre una densità energetica di 758 wattora per litro (Wh/L), superiore ai 727 Wh/L della versione Ultra da 5.000 mAh. Questo dato evidenzia come i progettisti abbiano spinto al limite la tecnologia tradizionale agli ioni di litio.
Oppo Find N5, invece, presenta una batteria da 5.600 mAh con densità di 810 Wh/L, grazie all’utilizzo di celle al silicio-carbonio. Se Samsung avesse adottato questa soluzione, il Galaxy S25 Edge avrebbe potuto raggiungere i 4.200 mAh, un incremento del 7,7% rispetto all’attuale capacità.
La lezione del Galaxy Note 7 e la prudenza di Samsung
L’incidente del 2016, quando alcune unità del Note 7 presero fuoco a causa di difetti nelle batterie, ha lasciato un segno profondo nella strategia della compagnia. L’adozione di tecnologie consolidate, sebbene meno performanti, rappresenta una scelta ponderata per evitare rischi reputazionali e garantire affidabilità.
- Differenza tecnologica: ioni di litio vs silicio-carbonio
- Margine di miglioramento limitato (solo +300 mAh)
- Priorità alla sicurezza post-Galaxy Note 7
La scelta di Samsung riflette una filosofia conservativa: meglio rinunciare a un piccolo incremento di autonomia pur di mantenere standard di sicurezza elevatissimi. Un approccio che, se da un lato potrebbe deludere gli appassionati di specifiche tecniche, dall’altro rassicura gli utenti generalisti.