La spinta sostenuta dall’ex presidente Donald Trump per inserire una misura che blocchi per un decennio le normative statali sull’intelligenza artificiale nel disegno di legge sulla Difesa nazionale è fallita.
Il tentativo, che mirava a creare uno standard federale unico e a impedire ai singoli stati di legiferare autonomamente sull’IA, non ha trovato spazio nella Legge di Autorizzazione alla Difesa Nazionale.
Il leader della maggioranza alla Camera, Steve Scalise, ha confermato che i repubblicani stanno ora valutando “altre sedi” per far avanzare la proposta, dopo le resistenze incontrate all’interno dello stesso partito e le critiche di chi vede nella regolamentazione statale una necessaria risposta ai rischi emergenti.
Il fronte repubblicano si è dimostrato diviso sulla questione, rivelando una frattura tra la linea dura sostenuta da Trump e quanti, anche nel Grand Old Party, ritengono che gli stati debbano mantenere un margine di azione.
Secondo quanto riportato da The Hill, tra gli oppositori alla misura nel disegno di legge sulla difesa figurano nomi di spicco come la rappresentante Marjorie Taylor Greene della Georgia e i governatori repubblicani Sarah Huckabee Sanders dell’Arkansas e Ron DeSantis della Florida.
Questa non è la prima volta che l’ala trumpiana incontra ostacoli: un tentativo simile era già fallito in precedenza, quando una misura analoga fu esclusa dal maxi-emendamento di bilancio noto come “Big Beautiful”.
La Logica di Trump: Un Solo Standard per Battere la Cina
La posizione di Donald Trump è stata ribadita più volte, soprattutto attraverso la sua piattaforma Truth Social.
L’ex presidente sostiene che un patchwork normativo composto da cinquanta leggi statali diverse soffocherebbe l’innovazione delle aziende tecnologiche statunitensi, costrette a disperdere risorse per conformarsi a regole differenti.
Secondo la sua visione, questo rallentamento consegnerebbe un vantaggio decisivo alla Cina nella corsa globale all’intelligenza artificiale.
“DOBBIAMO avere uno Standard Federale unico invece di un mosaico di 50 Regimi Regolatori Statali”, ha scritto Trump lo scorso mese.
“Se non lo faremo, allora la Cina ci raggiungerà facilmente nella gara sull’IA. Inseritelo nel disegno di legge sulla Difesa, o approvate una legge separata, e nessuno potrà mai più competere con l’America”.
Nonostante il tono perentorio, il comando dell’ex presidente non è riuscito a coagulare un consenso unanime.
Steve Scalise ha ammesso che, di fronte alle polemiche, i repubblicani hanno convenuto che il disegno di legge sulla difesa “non era il posto migliore” per far passare la misura.
Tuttavia, ha tenuto a sottolineare che l'”interesse” per la proposta rimane alto, soprattutto perché “avete sentito il presidente parlarne”.
La ricerca di un veicolo legislativo alternativo è quindi ufficialmente aperta.
Le Critiche: Perché gli Stati Vogliono Leggi Proprie sull’IA
Dall’altra parte della barricata, i critici della prelazione federale sostengono che bloccare le iniziative statali per un decennio sarebbe un errore pericoloso.
L’intelligenza artificiale evolve a una velocità senza precedenti, sollevando questioni urgenti in ambiti come:
- La privacy e la protezione dei dati personali
- I diritti d’autore e la proprietà intellettuale
- La prevenzione di bias discriminatori negli algoritmi
- La sicurezza nazionale e la difesa dalle minacce ibride
- L’impatto sul mercato del lavoro e le competenze
In questo contesto, molti osservatori e legislatori ritengono che gli stati, come la California o l’Illinois, possano agire da laboratori di democrazia, sperimentando soluzioni normative rapide e mirate a problemi specifici, che potrebbero in seguito ispirare una regolamentazione federale più matura e ponderata.
Bloccare questa sperimentazione per dieci anni significherebbe privare il paese di strumenti cruciali per gestire i rischi dell’IA nel momento del suo sviluppo più tumultuoso.
Il fallimento dell’inserimento nel disegno di legge sulla difesa segna dunque una battuta d’arresto significativa per la strategia di Trump, ma non la fine della partita.
La partita sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti si giocherà ora su altri tavoli, con il partito repubblicano chiamato a mediare tra la visione centralista del suo leader de facto e le istanze di autonomia che provengono da molti stati e da una parte del suo stesso elettorato.
L’esito avrà conseguenze non solo per il panorama tecnologico americano, ma per la competizione geopolitica globale, in particolare con Pechino.
