Nel panorama tecnologico contemporaneo, dominato dalla raccolta massiccia di dati personali, una domanda inizia a serpeggiare con sempre maggiore insistenza: si può vivere senza Google?
La risposta è affermativa, e non implica necessariamente il ritorno a dispositivi obsoleti o la rinuncia alla comodità di uno smartphone Android.
Una soluzione concreta e sempre più matura arriva dal cosiddetto “degoogling”, un percorso di emancipazione dai servizi del colosso di Mountain View.
In prima linea in questa rivoluzione silenziosa c’è /e/OS, un sistema operativo mobile open source che sta gettando le basi per un nuovo ecosistema digitale, più rispettoso degli utenti.
Proprio su questa base si erge il nuovo HIROH Phone, un dispositivo che si propone non solo come alternativa, ma come una dichiarazione di intenti sul fronte della sicurezza e della privacy.
Dalla teoria alla pratica: cos’è il degoogling e come funziona /e/OS
Il termine “degoogling” indica il processo di rimozione o sostituzione dei servizi Google dalla propria vita digitale.
Non si tratta di una crociata contro l’azienda, ma di una scelta consapevole dettata dalla volontà di riprendere il controllo sui propri dati.
/e/OS, precedentemente noto come Eelo, è un sistema operativo per dispositivi mobili che incarna perfettamente questo principio.
Nato dal progetto open source Android, da cui eredita la compatibilità con le applicazioni, è stato però “ripulito” da tutti i servizi e le tracciature proprietarie di Google.
Al loro posto, integra per impostazione predefinita alternative focalizzate sulla privacy: un app store alternativo, un motore di ricerca che non profila gli utenti, e servizi di mappe e posta elettronica che non monetizzano le informazioni personali.
La promessa è chiara: un’esperienza smartphone completa, ma che non invia nessun dato personale ai server della multinazionale.
HIROH Phone: la privacy diventa fisica con il kill switch
Mentre /e/OS si è fatto strada installandosi su dispositivi esistenti, come il Fairphone 6 lanciato all’inizio della scorsa estate, HIROH Phone nasce già come prodotto nativo di questo ecosistema.
Il suo approccio alla privacy, tuttavia, va ben oltre il software.
Il dispositivo, attualmente disponibile in preordine al prezzo di 999 dollari e atteso per febbraio 2026, introduce una caratteristica che finora era relegata ai dispositivi per utenti con threat model elevatissimi: un kill switch hardware.
Si tratta di un interruttore fisico, posizionato lateralmente sulla cornice del telefono, che una volta attivato disconnette fisicamente fotocamere e microfoni “a livello di circuito”.
Il produttore garantisce che, in questa posizione, nessun software – nemmeno un malware con privilegi di root – possa riattivarli, offrendo una tranquillità che le soluzioni puramente software non possono eguagliare.
Lo stesso meccanismo può essere utilizzato per disabilitare in modo altrettanto definitivo i moduli GPS, WiFi e Bluetooth.
Specifiche tecniche e posizionamento di mercato
Con un prezzo di listino che si avvicina ai mille dollari, HIROH Phone non si propone come un prodotto per il mercato di massa.
Il suo target di riferimento è composto da professionisti, giornalisti, attivisti e, in generale, da tutti quegli utenti per i quali la protezione dei dati non è una semplice opzione, ma una necessità imprescindibile.
Il modello di business prevede un acconto di 99 dollari per il preordine, con il saldo dei rimanenti 900 dollari, più le eventuali tasse, al momento della spedizione.
Sebbene le specifiche tecniche complete non siano state ancora divulgate in ogni dettaglio, il dispositivo punta a offrire prestazioni di alto livello, garantendo la piena compatibilità con il vasto parco applicazioni del mondo Android, ma senza alcun legame con i servizi Google.
Questa combinazione di privacy by design, controllo hardware assoluto e indipendenza da Big Tech rappresenta l’essenza della sua proposta di valore.
La comparsa sul mercato di dispositivi come HIROH Phone segna un punto di svolta culturale.
Dimostra che la domanda di prodotti etici e trasparenti non è più un fenomeno di nicchia, ma un segmento in crescita che l’industria tecnologica non può più ignorare.
La scelta di vivere senza Google, o quantomeno di ridurne drasticamente l’influenza, diventa così un’opzione praticabile, supportata da tecnologie solide e da una comunità di sviluppatori e utenti sempre più ampia.
Il futuro della privacy digitale potrebbe non essere affidato solo a complesse codifiche software, ma anche alla rassicurante concretezza di un interruttore che si può spegnere con un dito.