La guerra dei prezzi nel settore automobilistico cinese ha raggiunto livelli insostenibili, secondo le dichiarazioni di Stella Li, Vicepresidente Esecutivo di BYD. Le autorità e le associazioni di categoria esprimono preoccupazione per l’impatto sui margini di profitto e sulla stabilità del mercato.
BYD ha dato il via a una nuova ondata di sconti alcune settimane fa, riducendo i listini di ben 22 modelli. Alcuni di questi hanno subito ribassi significativi, spingendo altre case automobilistiche cinesi come Chery, Leapmotor e IM Motors a seguire l’esempio.
Stella Li ha definito la situazione “insostenibile”, paragonandola a una competizione estrema e spietata. “I concorrenti imitano sempre BYD, lanciando modelli più grandi a prezzi inferiori. Bisogna sopravvivere, ma questo non è salutare”, ha affermato.
Obiettivi ambiziosi e crescita rallentata
La strategia aggressiva di BYD è legata ai suoi ambiziosi piani di vendita: l’azienda punta a raggiungere 5,5 milioni di veicoli venduti entro il 2025, con una crescita annua del 30%. Tuttavia, nei primi quattro mesi del 2024, le vendite al dettaglio sono aumentate solo del 15% su base annua, secondo un’analisi di Deutsche Bank.
L’allarme delle associazioni di categoria
Il 31 maggio, la China Association of Automobile Manufacturers (CAAM) ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, invitando a porre fine alla guerra dei prezzi. L’associazione ha sottolineato come queste pratiche alimentino una concorrenza malsana e erodano ulteriormente i già ridotti margini di profitto delle aziende.
La strategia europea di BYD
Nonostante le tensioni nel mercato domestico, BYD conferma i suoi piani di espansione internazionale, con un focus particolare sull’Europa. L’azienda prevede di investire fino a 20 miliardi di dollari nel continente nei prossimi anni. A differenza di concorrenti come Xpeng e Leapmotor, BYD non ha intenzione di collaborare con case automobilistiche europee, preferendo una strategia indipendente.
La guerra dei prezzi in Cina rimane un tema caldo, con ripercussioni non solo per i produttori locali ma anche per il mercato globale dell’auto, sempre più influenzato dalle dinamiche cinesi.