L’ecosistema Android è sull’orlo di una delle trasformazioni più significative della sua storia, un cambiamento destinato a ripercuotersi su sviluppatori e utenti in tutto il mondo. La causa è l’intesa raggiunta tra Google ed Epic Games, che pone fine a una lunga e costosa battaglia legale. L’accordo, in attesa della formale approvazione del tribunale, riscriverà le regole del Play Store, aprendo le porte a store alternativi più facili da installare e introducendo una revisione profonda delle commissioni e dei sistemi di pagamento. Questo non è un semplice aggiustamento, ma una ristrutturazione di fondo che promette di ridisegnare il mercato delle applicazioni mobili per almeno i prossimi sei anni e mezzo.
Dalla disputa legale all’accordo globale: cosa cambia rispetto al passato
Le ostilità tra il colosso di Mountain View e la casa sviluppatrice di Fortnite erano note a tutti, con Epic Games che contestava apertamente il modello delle commissioni del Play Store, ritenuto troppo oneroso e anticoncorrenziale. Un precedente verdetto aveva parzialmente dato ragione a Epic, ma con limitazioni geografiche e temporali stringenti: le modifiche si applicavano solo negli Stati Uniti e per un massimo di tre anni, senza intaccare la struttura tariffaria. L’accordo annunciato oggi supera questi confini. La sua portata è globale e la sua validità si estende fino al giugno 2032, garantendo un periodo di stabilità e cambiamenti duraturi per l’intero ecosistema Android. Questo rappresenta un esito di portata storica, che va ben oltre i risultati ottenuti in sede giudiziaria.
Il programma “Registered App Store”: la fine degli avvisi intimidatori
Il cuore tecnico dell’intesa risiede nell’istituzione del programma Registered App Store. Si tratta di un’iniziativa dal nome eloquente che prevede la registrazione e la verifica della legittimità degli store alternativi direttamente da parte di Google. Una volta ottenuto il via libera, questi marketplace potranno essere installati dagli utenti in modo drasticamente semplificato. La procedura avverrà “da un sito web cliccando su una singola schermata di installazione dello Store, utilizzando un linguaggio neutro”, come specificato dai documenti. Questa scelta terminologica non è casuale e affronta direttamente una delle principali lamentele di Epic: gli attuali avvisi di sicurezza che Android mostra durante l’installazione di app da fonti esterne, spesso percepiti come eccessivamente allarmistici e progettati per dissuadere l’utente medio. Con la prossima versione del sistema operativo, questa barriera psicologica verrà abbattuta.
La rivoluzione delle commissioni: scendono le percentuali sul Play Store
Uno degli aspetti più attesi dagli sviluppatori riguarda la riforma delle tariffe del Play Store. Google ha accettato di rivedere al ribasso la sua struttura, con la commissione massima che scende dal 30% al 20%. Anche l’aliquota minima subisce una consistente riduzione, passando dal 15% al 9%. Questa fascia agevolata del 9% si applicherà a tutte le transazioni ricorrenti, come i rinnovi automatici degli abbonamenti, e ad alcuni acquisti una tantum che hanno un impatto marginale sull’esperienza d’uso, ad esempio un oggetto puramente estetico in un videogioco. La commissione del 20% rimarrà invece per gli acquisti che conferiscono vantaggi sostanziali, come un potenziamento che raddoppia le risorse in un gioco. Resta da definire con precisione il calendario di entrata in vigore di queste nuove tariffe.
Pagamenti in-app: più scelta per gli sviluppatori e per gli utenti
Oltre alla semplificazione per gli store alternativi, l’accordo introduce maggiore flessibilità nei metodi di pagamento all’interno delle app presenti sul Play Store. Gli sviluppatori avranno l’obbligo di mantenere Google Play Billing tra le opzioni disponibili, ma potranno legalmente affiancarvi altri servizi di pagamento di terze parti. Sarà inoltre consentito mostrare all’utente prezzi differenziati, potenzialmente più bassi, per incentivare l’adozione di questi metodi alternativi. I documenti precisano che Google si riserva il diritto di applicare una commissione anche sulle transazioni processate al di fuori del suo sistema, ma i portavoce della società hanno già comunicato l’intenzione di non esercitare questa facoltà, almeno nella fase iniziale di implementazione delle nuove regole. Questa mossa è vista come un passo cruciale verso una reale concorrenza nel mercato dei pagamenti digitali. L’impatto di queste modifiche sarà monitorato da vicino non solo dal settore tech, ma anche dalle autorità di regolamentazione di tutto il mondo, che da tempo osservano con attenzione le pratiche dei grandi store di applicazioni. L’era del Play Store come unico e incontrastato gatekeeper di Android sta ufficialmente volgendo al termine.
