Google ha recentemente introdotto un importante aggiornamento al suo sistema di localizzazione dei dispositivi, sostituendo il noto “Trova il mio dispositivo” con una nuova piattaforma integrata chiamata “Find Hub”. Questo cambiamento promette miglioramenti significativi per gli utenti Android che necessitano di rintracciare smartphone o tablet smarriti. Tuttavia, la transizione non è stata priva di intoppi, generando confusione tra chi ancora utilizza le vecchie interfacce.
La gestione del precedente sistema da parte di Google sta sollevando diverse perplessità. Nonostante il vecchio metodo sia stato ufficialmente dismesso, alcuni elementi permangono attivi, sebbene privati della loro effettiva funzionalità. La pagina delle impostazioni denominata “Trova il tuo telefono” risulta ancora accessibile, ma ora offre soltanto un suggerimento minimale: provare a chiamare il dispositivo.
Le modifiche al sistema di ricerca
Fino a poco tempo fa, una semplice ricerca su Google con la frase “Ho perso il telefono” produceva un risultato immediato fornito direttamente dal motore di ricerca. Dopo aver connesso l’account, bastava un tocco per far squillare il telefono, facilitando il ritrovamento. Questo comodo riquadro è stato rimosso, ma il primo risultato della ricerca continua a condurre alla pagina delle impostazioni dell’account Google intitolata “Trova il tuo telefono”.
In passato, questa pagina mostrava una mappa di localizzazione e un pulsante per attivare la suoneria. Oggi, invece, l’accesso a quel collegamento o la selezione di “Trova un dispositivo smarrito” dalle impostazioni dell’account indirizza a una pagina che elenca i dispositivi associati all’account, ma con funzionalità drasticamente ridotte.
Le nuove limitazioni e le soluzioni alternative
Precedentemente, la selezione di un dispositivo offriva immediatamente la possibilità di farlo squillare o di individuarne la posizione. Inoltre, nella parte inferiore della pagina erano disponibili comandi per bloccarlo, chiamarlo, disconnettersi dall’account Google, cancellarne i dati o contattare l’operatore telefonico. Ora, l’unica azione suggerita è “Chiama il numero del tuo telefono”, accompagnata da indicazioni che appaiono quasi anacronistiche.
La pagina suggerisce agli utenti che non ricordano il proprio numero di “chiederlo a un amico” o di “usare Contatti per cercarlo”. Inoltre, menziona che il dispositivo “dovrà avere installato Hangouts o un servizio simile”, nonostante Google Hangouts non sia più supportato da quasi tre anni.
La soluzione: il nuovo Google Find Hub
La funzione di tracciamento dei dispositivi Android smarriti non è stata abbandonata, ma è stata trasferita alla nuova piattaforma Google Find Hub. Questo servizio in continua evoluzione offre tutte le funzionalità che erano presenti nella pagina originale “Trova il tuo telefono”, oltre a fornire indicazioni per contattare il proprio operatore telefonico.
La persistenza della vecchia pagina, ormai priva di utilità pratica, rappresenta una scelta curiosa da parte di Google. Una spiegazione chiara e un collegamento diretto al Find Hub avrebbero potuto evitare confusione tra gli utenti, eliminando questa strana coesistenza tra sistema obsoleto e nuova piattaforma perfettamente funzionante.
La situazione assume toni ironici quando si considera che uno dei leader mondiali nella raccolta dati, nella mappatura digitale e nello sviluppo software suggerisce, per ritrovare un dispositivo mobile, di “chiedere a un amico” o di “usare Contatti”. Fortunatamente, la pagina permette ancora di disconnettere l’account dal dispositivo con un semplice clic, offrendo almeno questa misura di sicurezza.