Il panorama economico globale è nuovamente scosso da tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, che potrebbero cambiare radicalmente il modo in cui milioni di persone acquistano beni di consumo quotidiani.
Al centro del dibattito vi sono le nuove politiche protezionistiche varate dal governo americano, mirate a contrastare l’influenza economica cinese attraverso l’imposizione di dazi doganali sempre più rigidi.
Cos’è cambiato: fine dell’esenzione “de minimis”
Per anni, uno dei punti di forza degli acquisti online internazionali è stato il meccanismo dell’esenzione de minimis. Questa norma permetteva l’importazione di beni al di sotto degli 800 dollari senza applicazione di tasse doganali, favorendo la diffusione in America di prodotti economici provenienti dalla Cina. Ma con la stretta commerciale imposta dall’amministrazione statunitense, tale vantaggio è destinato a scomparire.
A partire dal 25 aprile 2025, piattaforme di e-commerce come Temu e Shein saranno costrette a rivedere i propri listini per il mercato statunitense. I dettagli ufficiali degli aumenti non sono ancora stati resi pubblici, ma le due aziende hanno già confermato che i rincari sono ormai inevitabili. Si tratta di una risposta diretta ai nuovi dazi imposti dal governo americano per scoraggiare l’importazione di merci cinesi a basso costo.
Un duro colpo per i consumatori
Le prime a risentire del cambiamento saranno le famiglie a basso reddito, che spesso ricorrono a piattaforme come Temu e Shein per acquistare abbigliamento, articoli per la casa e accessori a prezzi vantaggiosi. L’aumento dei prezzi su questa tipologia di beni comporterà una riduzione della capacità di spesa e una riorganizzazione delle abitudini di consumo.
In particolare, Shein, celebre per i suoi capi d’abbigliamento alla moda a prezzi stracciati, rischia di perdere la sua posizione dominante nel mercato americano. Lo stesso vale per Temu, che si è imposta rapidamente grazie a un catalogo sterminato di prodotti a pochi dollari e spedizioni gratuite.
Un cambiamento che va oltre il commercio
Questa nuova fase della guerra commerciale USA-Cina apre interrogativi più ampi sul futuro del consumismo globale. Il modello che ha dominato negli ultimi vent’anni — basato sulla produzione a basso costo in Asia e su una logistica globale efficiente — sembra avviarsi verso una trasformazione profonda.
Il ritorno a politiche protezionistiche spinge i governi a incentivare la produzione locale, ma ciò comporta inevitabilmente un aumento dei costi. Le aziende dovranno affrontare nuove sfide legate alla rilocalizzazione delle filiere produttive, alla ricerca di nuovi fornitori e alla gestione della logistica interna, con impatti diretti anche sull’ambiente e sulla sostenibilità.
Temu, Shein e le strategie per restare sul mercato
Per cercare di contenere l’impatto dei nuovi dazi, sia Temu che Shein starebbero valutando strategie alternative. Tra queste, l’ipotesi di aprire magazzini e centri di distribuzione negli Stati Uniti o in altri Paesi terzi, in modo da aggirare parzialmente i dazi. Un altro scenario plausibile è l’aumento degli sforzi di marketing e fidelizzazione, per mantenere i clienti nonostante i rincari.
Secondo analisti di settore, tuttavia, l’aumento dei costi rischia di erodere i margini di profitto di queste piattaforme, già molto esigui per via della politica dei prezzi stracciati. Inoltre, il mercato americano rappresenta una fetta importante del loro business: una flessione nelle vendite potrebbe avere ripercussioni globali sull’intero ecosistema e-commerce cinese.
Il consumatore al centro della nuova sfida globale
Al di là degli aspetti geopolitici, sono i consumatori comuni a trovarsi al centro di questa trasformazione. La facilità con cui negli ultimi anni si potevano acquistare prodotti a basso costo da ogni angolo del mondo è ora messa in discussione. L’era del “tutto e subito a poco prezzo” sembra avviarsi verso il tramonto, e si apre una nuova fase in cui il rapporto qualità-prezzo dovrà essere riconsiderato.
Questa situazione potrebbe anche favorire un ritorno alla qualità, alla produzione locale e a scelte di consumo più consapevoli. Ma è evidente che il cambiamento non sarà indolore. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se Temu, Shein e le altre piattaforme riusciranno a reinventarsi in un contesto così complesso — e se il pubblico sarà disposto a seguirle anche con qualche dollaro in più da spendere.