In una svolta significativa nel contenzioso legale tra Epic Games e Apple, la Corte d’Appello del Nono Circuito ha mostrato ieri una notevole apertura verso le argomentazioni del colosso di Cupertino.
Durante un’importante udienza d’appello, i giudici hanno espresso scetticismo sulla regola che attualmente impedisce ad Apple di riscuotere qualsiasi commissione sulle transazioni effettuate al di fuori del suo App Store, definendola una penalità eccessiva.
L’attenzione si è concentrata sulla ricerca di un equilibrio che riconosca il valore dell’ecosistema iOS, pur garantendo una maggiore concorrenza nel mercato degli applicativi.
La sfida alla regola della “commissione zero”
Al centro del dibattito si trovava il ricorso presentato da Apple contro le ingiunzioni emesse dal giudice di primo grado, Yvonne Gonzalez Rogers.
In particolare, l’azienda contestava il divieto di riscuotere commissioni per acquisti o download che avvengono al di fuori del suo ecosistema chiuso.
L’avvocato di Apple, Gregory Garre, ha sostenuto con forza che l’azienda ha il diritto di ricevere un compenso per il valore immenso che fornisce agli sviluppatori di software.
Tra i servizi citati, gli strumenti di sviluppo, un marketplace sicuro e certificato, e l’accesso garantito a una base di utenti globale che conta centinaia di milioni di dispositivi attivi.
La Corte ha mostrato di recepire queste argomentazioni, mettendo in discussione l’attuale regola della “commissione zero” e descrivendola, attraverso le parole del giudice Milan Smith Jr., come “una penalità notevole” per l’azienda.
La ricerca di una commissione “ragionevole”: il nuovo nodo centrale
Se i giudici hanno apparso inclini a rivedere il divieto assoluto, hanno simultaneamente sollevato il punto cruciale della discussione: come determinare una commissione equa.
Il giudice Smith Jr. ha posto la domanda chiave a Garre: “Come si misura?”, riconoscendo la complessità intrinseca nel quantificare il valore della piattaforma iOS.
La risposta dell’avvocato di Apple è stata che l’azienda si affiderebbe a periti indipendenti ed economisti per definire una tariffa che sia sia equa che appropriata, assicurando alla corte che non vi è alcuna intenzione di temporeggiare, ma solo la volontà di trovare una soluzione pratica e definitiva alla questione.
Questa ricerca di una commissione ragionevole rappresenta ora il fulcro della disputa, con il tribunale che sembra voler trovare una via di mezzo tra il monopolio assoluto e un’apertura del mercato che non privi Apple di ogni ritorno economico sul suo investimento.
Le implicazioni per il futuro degli app store e degli sviluppatori
L’esito di questo appello avrà conseguenze di vasta portata non solo per Epic Games e Apple, ma per l’intero ecosistema digitale mobile.
Una sentenza a favore di Apple, che le consentisse di applicare una commissione – seppur ridotta – anche sui pagamenti esterni, creerebbe un precedente significativo.
Gli sviluppatori si troverebbero comunque a dover fare i conti con un costo per l’utilizzo della piattaforma, anche se teoricamente liberi di utilizzare sistemi di pagamento terzi.
D’altro canto, un mantenimento del divieto totale di commissioni esterne rappresenterebbe una vittoria per Epic e per il principio di un mercato più aperto, ma solleverebbe interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del modello di business degli app store così come li conosciamo.
La decisione finale della Corte d’Appello del Nono Circuito è attesa con grande anticipo dall’intera industria tecnologica, poiché definirà i nuovi confini tra la proprietà di una piattaforma e la libertà di commercio al suo interno.
