La Commissione Europea ha posto le basi per una nuova rivoluzione nel mondo dell’elettronica di consumo, destinata a cambiare definitivamente il modo in cui ricarichiamo i nostri dispositivi.
Con l’imminente pubblicazione del Regolamento 2025 sull’ecodesign degli alimentatori esterni, l’Unione sancisce che, a partire dalla fine del 2028, tutti i caricabatterie dovranno essere dotati di almeno una porta USB Type-C e dovranno funzionare esclusivamente con cavi staccabili.
Questa mossa, che estende la standardizzazione già in vigore per i dispositivi stessi anche alla fonte di alimentazione, mira a creare un ecosistema di ricarica universale, riducendo drasticamente i rifiuti elettronici e semplificando la vita dei consumatori.
Il percorso normativo verso l’interoperabilità
Il cammino dell’Unione Europea verso una standardizzazione dei caricabatterie non è una novità assoluta.
Le prime avvisaglie risalgono al Regolamento 2019/1782, che si concentrava principalmente sull’efficienza energetica degli alimentatori per dispositivi con potenza inferiore a 250 watt.
La svolta significativa è arrivata con la Direttiva 2022/2380, che ha reso obbligatoria la porta USB Type-C su una vasta gamma di prodotti, dagli smartphone ai tablet, obbligo divenuto effettivo nel dicembre 2024.
Il nuovo Regolamento 2025 completa questo disegno, applicando la stessa logica di uniformità all’altra estremità del cavo: il caricabatterie vero e proprio.
La norma si applica a tutti gli alimentatori esterni (EPS) utilizzati per dispositivi come smartphone, notebook, router wireless e monitor, imponendo non solo standard di efficienza energetica più severi, ma anche una maggiore interoperabilità.
Cavi staccabili: la fine dell’obsolescenza programmata
Uno degli aspetti più significativi e apprezzati dai consumatori del nuovo regolamento è il divieto dei cavi fissi.
Il testo sancisce infatti che “tutti i caricabatterie USB sul mercato dell’UE dovranno disporre di almeno una porta USB-C e dovranno funzionare con cavi staccabili”.
Questa disposizione rappresenta un cambio di paradigma fondamentale.
Rendendo il caricabatterie un componente separato e modulare, si evita che la rottura del solo cavo comporti lo smaltimento dell’intero alimentatore.
Si tratta di una misura che va direttamente a contrastare una forma di obsolescenza programmata, con benefici immediati sia per l’ambiente, grazie alla riduzione dei rifiuti elettronici (e-waste), che per il portafoglio dei cittadini, che non saranno più costretti a sostituire l’intero dispositivo per un guasto di una sua parte.
Vantaggi ambientali ed economici stimati
Le proiezioni della Commissione Europea delineano un impatto positivo e consistente derivante dall’applicazione di queste nuove norme.
Si stima che l’introduzione dei nuovi requisiti genererà:
- Un risparmio energetico annuo di circa il 3% sui consumi del ciclo di vita dell’alimentatore entro il 2035.
- Una riduzione del 9% delle relative emissioni di gas serra.
- Un taglio del 13% delle emissioni inquinanti.
Sul fronte economico, i consumatori europei potranno beneficiare di una diminuzione della spesa complessiva stimata intorno ai 100 milioni di euro all’anno entro il 2035.
Tale risparmio deriverà dalla maggiore durata dei caricabatterie, dalla loro intercambiabilità e dalla ridotta necessità di acquistare nuovi prodotti.
Per garantire trasparenza e facilità di riconoscimento, tutti i dispositivi che rientrano nell’ambito di applicazione delle nuove norme di interoperabilità saranno contrassegnati dal logo EU Common Charger.
La roadmap per l’entrata in vigore
Il nuovo regolamento sarà ufficializzato nelle prossime settimane con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Entrerà formalmente in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione, ma, come spesso accade per normative di questo tipo, è previsto un periodo transitorio per permettere all’industria di adeguarsi.
Le nuove norme diventeranno effettivamente applicabili e vincolanti per i produttori solo tre anni dopo, ovvero alla fine del 2028.
Questo lasso di tempo è cruciale per permettere alle aziende di riconvertire le linee di produzione, smaltire le scorte di magazzino e progettare i nuovi prodotti in linea con i requisiti di ecodesign e interoperabilità imposti dall’Unione.