Da oltre cinque anni, Apple offre ai propri utenti la possibilità di decidere se essere tracciati o meno per fini pubblicitari. Al primo avvio di un’applicazione, un avviso chiede esplicitamente: “Vuoi consentire a [nome app] di tenere traccia delle attività che svolgi nelle app e sui siti web di altre aziende? I tuoi dati verranno utilizzati per inviarti annunci o contenuti personalizzati”.
Le opzioni sono due: “Consenti” oppure “Non tracciarmi”. Una scelta semplice che, tuttavia, ha innescato un terremoto nel mondo della pubblicità digitale e sta portando la casa di Cupertino di fronte a numerose autorità antitrust in tutta Europa.
La funzionalità, denominata App Tracking Transparency (ATT), è diventata il simbolo di una battaglia più ampia sul controllo dei dati personali e sulla leale concorrenza nel mercato digitale.
Le critiche del settore e la risposta di Apple
Fin dal suo esordio con iOS 14, la funzione ATT ha attirato aspre critiche dall’industria pubblicitaria, con Meta in prima linea.
Le accuse principali vertono su un presunto trattamento preferenziale che Apple riserverebbe alle proprie applicazioni.
Mentre le app di terze parti devono mostrare l’avviso e ottenere il consenso esplicito dell’utente per il tracciamento, le app di Apple non sono soggette allo stesso obbligo.
Apple si difende affermando che i dati raccolti dalle sue applicazioni rimangono all’interno del suo ecosistema e non vengono condivisi con pubblicitari esterni, rendendo quindi superfluo lo stesso tipo di avviso.
Questa distinzione, secondo l’azienda, è dettata da una filosofia di privacy integrata e non da intenti anticoncorrenziali.
L’indagine tedesca e la decisione preliminare dell’Antitrust
Le giustificazioni di Apple non hanno convinto le autorità di regolamentazione.
Nel 2022, la Germania ha avviato un’indagine approfondita sulla funzione ATT.
Tre anni dopo, nel febbraio 2025, l’Autorità garante della concorrenza tedesca ha emesso una valutazione preliminare di condanna, stabilendo che Apple ha abusato della sua posizione dominante sul mercato.
I regolatori tedeschi ritengono che la società abbia sfruttato il suo potere per imporre regole diverse per sé e per i concorrenti, danneggiando così gli sviluppatori di terze parti e i fornitori di servizi pubblicitari.
Questa decisione è arrivata nonostante le continue smentite di Cupertino riguardo alla raccolta di dati da applicazioni di altri sviluppatori.
La multa francese da 150 milioni di euro
Poche settimane dopo la sentenza tedesca, nel marzo 2025, è arrivato un altro duro colpe per Apple, questa volta dalla Francia.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato francese ha inflitto alla società una sanzione da 150 milioni di euro.
La motivazione è identica a quella alla base dell’indagine tedesca: Apple avrebbe svantaggiato ingiustamente gli sviluppatori e i fornitori di pubblicità terzi attraverso l’implementazione della sua politica di trasparenza.
La multa francese rappresenta uno dei provvedimenti finanziari più significativi presi da un’autorità nazionale in questa controversia, segnalando una crescente insofferenza in Europa verso le pratiche delle grandi piattaforme tecnologiche.
L’indagine in corso in Italia e le minacce di Apple
Il panorama regolatorio europeo si sta stringendo attorno ad Apple.
Anche l’Italia ha avviato un’indagine simile sulle pratiche della società in relazione alla funzione ATT, il cui verdetto è atteso entro la fine del 2025.
Di fronte a questa ondata di azioni legali, Apple ha alzato i toni, denunciando le “intense attività di lobbying” in Germania, Italia e altri Paesi europei.
L’azienda ha persino lanciato un avvertimento, affermando che queste pressioni “potrebbero costringerci a ritirare questa funzionalità a scapito dei consumatori europei”.
Nonostante le minacce, Apple promette battaglia: “Continueremo a sollecitare le autorità competenti in Germania, Italia e in tutta Europa affinché consentano ad Apple di continuare a fornire questo importante strumento per la privacy ai nostri utenti”.
La posta in gioco è alta e il risultato di questo scontro potrebbe ridefinire gli equilibri di potere nel mercato della pubblicità mobile e il futuro della protezione dei dati in Europa.
