Apple ha deciso di fare ricorso contro la sanzione da 500 milioni di euro inflittale dall’Unione Europea nell’ambito del Digital Markets Act (DMA).
La multa, annunciata ad aprile dalla Commissione Europea, è stata contestata dall’azienda di Cupertino, che l’ha definita “senza precedenti” e basata su un’interpretazione errata della normativa.
Apple sostiene che le modifiche imposte all’App Store creino confusione tra gli sviluppatori e danneggino gli utenti, promettendo di dimostrarlo in sede legale.
Le modifiche obbligate al modello App Store
Per evitare ulteriori sanzioni, Apple ha già apportato cambiamenti significativi alle politiche dell’App Store nell’Unione Europea a partire da giugno.
Tra le novità più rilevanti, la possibilità per gli sviluppatori di promuovere pagamenti esterni per beni digitali, aggirando così le commissioni standard.
L’azienda ha introdotto una nuova struttura a scaglioni per le tariffe, come richiesto dall’UE, che prevede:
- Una ‘Core Technology Commission’
- Una ‘store services fee’
- Un costo iniziale per l’acquisizione dell’utente
A partire dal 1° gennaio 2026, gli sviluppatori UE pagheranno tariffe differenziate fino a un massimo del 20%, con sconti aggiuntivi per chi aderisce al ‘Small Business Program’.
Il nuovo sistema prevede due livelli di servizi: uno base obbligatorio e uno opzionale che include tutte le funzionalità tradizionali dell’App Store.
Il nodo legale e il peso dei precedenti
La battaglia legale tra Apple e l’Unione Europea si inserisce in un contesto più ampio di regolamentazione del mercato digitale.
La Commissione Europea sostiene che le pratiche di Apple limitino la concorrenza e danneggino sia gli sviluppatori che i consumatori.
D’altra parte, l’azienda americana ritiene che le nuove regole imposte dall’UE compromettano la sicurezza e l’esperienza utente dell’App Store.
Il caso potrebbe creare un precedente importante per altre grandi aziende tech che operano nel mercato europeo, come Google e Meta, anch’esse sotto la lente del DMA.
