La giustizia francese riapre un capitolo controverso che riguarda Apple e la gestione delle registrazioni vocali di Siri.
Un pubblico ministero di Parigi ha avviato una formale indagine su fatti che risalgono al 2019, quando l’azienda di Cupertino finì al centro di uno scandalo per l’invio di registrazioni a soggetti terzi con finalità di controllo qualità.
A distanza di quasi sei anni, le autorità francesi hanno deciso che la questione merita un approfondimento, a dimostrazione che il tema della privacy dei dati rimane di centrale importanza.
L’inchiesta è ora nelle mani dell’OFAC, l’agenzia specializzata in crimini informatici, e trae origine da una denuncia che l’ONG francese Ligue des droits de l’Homme ha presentato a febbraio.
La denuncia e il ruolo chiave del whistleblower
La base di tutta l’azione legale poggia sulla testimonianza di Thomas Le Bonniec, la figura che con le sue rivelazioni ha scatenato il clamore mediatico sulle pratiche di Apple.
All’epoca dei fatti, Le Bonniec lavorava in Irlanda come appaltatore per la società Globe Technical Services, dove il suo compito consisteva proprio nell’analisi delle registrazioni dell’assistente vocale.
Le sue affermazioni non solo hanno portato all’attuale indagine penale, ma hanno anche contribuito all’avvio di una distinta class action sempre in Francia.
Un’azione legale parallela, avviata negli Stati Uniti sullo stesso argomento, ha trovato una conclusione nel gennaio di quest’anno attraverso un accordo da 95 milioni di dollari, il quale prevedeva rimborsi fino a 20 dollari per ogni dispositivo con Siri.
La posizione ufficiale di Apple
Da parte sua, Apple ha specificato che la risoluzione della causa collettiva statunitense non implica alcuna ammissione di colpa.
La dichiarazione ufficiale del gigante tech insiste su un punto fermo: “iPhone non ascoltava gli utenti e l’azienda non ha mai venduto i loro dati”.
La spiegazione fornita da Cupertino descrive una procedura precisa: le registrazioni che Siri non era in grado di interpretare in modo corretto venivano rese anonime e successivamente inviate a collaboratori esterni.
Lo scopo di questa analisi manuale era unicamente il miglioramento della qualità e dell’accuratezza delle risposte di Siri.
I rappresentanti di Apple ribadiscono con forza che l’azienda non ha mai utilizzato i dati di Siri per la creazione di profili di marketing, non li ha mai resi disponibili a scopi pubblicitari e non li ha mai ceduti a nessuno per nessun motivo.
Le accuse di violazione della privacy
Tuttavia, le segnalazioni del testimone mostrano una scena differente, dove le registrazioni vocali avrebbero svelato informazioni personali e riservate, oltre a momenti di vita privata, agli appaltatori.
Tra gli esempi citati compaiono discussioni di medici su storie cliniche e altri eventi privati, tutti catturati perché Siri si sarebbe attivato in modo accidentale e involontario.
Una critica pesante mossa ad Apple si concentra sulla comunicazione poco esplicita verso i consumatori, i quali non sarebbero stati informati con sufficiente chiarezza che le loro registrazioni erano soggette a revisione da parte di terzi.
Le Bonniec sottolinea inoltre come rimangano da determinare elementi cruciali, come il numero totale delle registrazioni raccolte dal 2014, il numero di persone coinvolte nel processo di ascolto e il luogo dove Apple conserva questi dati.
Il contesto normativo e le preoccupazioni persistenti
La riapertura di questa controversia, dopo che Apple ha già definito il caso negli Stati Uniti, mostra come le persone non siano disposte a dimenticare l’argomento.
Il fatto mette in luce le persistenti preoccupazioni su privacy e trasparenza nel modo con cui le aziende tecnologiche trattano i dati degli utenti.
Anni dopo le rivelazioni iniziali, le domande su come le informazioni personali sono raccolte, archiviate e revisionate conservano la loro importanza per utenti, enti regolatori e sostenitori della protezione dei dati.
Questa nuova indagine francese rappresenta un test significativo per la normativa sulla protezione dei dati nell’Unione Europea e per il suo applicazione nei confronti dei colossi tecnologici globali.