Nel 2018, Apple sembrava pronta a rivoluzionare la sua strategia sull’intelligenza artificiale con l’arrivo di John Giannandrea, ex dirigente di Google. Sette anni dopo, però, le ambizioni di Cupertino si sono scontrate con ritardi, bug e una gestione conservativa che ha minato la competitività dell’azienda nel settore dell’AI generativa. Un approfondimento di Bloomberg ha rivelato i dettagli di un “fallimento organizzativo” che rischia di compromettere anche i prodotti futuri.
Ritardi e funzioni incomplete
Nel giugno 2024, Apple ha presentato “Apple Intelligence”, una piattaforma unificante per le sue soluzioni AI, promettendo una Siri completamente rinnovata e strumenti avanzati come la scrittura assistita e la generazione di emoji personalizzate. Tuttavia, al lancio dell’iPhone 16, molte di queste funzioni erano ancora assenti. Alcune sono arrivate con settimane di ritardo, altre sono state rinviate a data indefinita. La demo mostrata durante la WWDC 2024, spacciata per una sessione live, era in realtà un video preregistrato con un prototipo preliminare. Persino Craig Federighi, vicepresidente senior del software, ha riscontrato problemi durante i test su iOS 18.4, scoprendo che funzioni chiave come il recupero del numero di patente tramite comando vocale non funzionavano.
Una struttura tecnica frammentata
Uno dei principali ostacoli è stata l’architettura di Siri, divisa tra il vecchio codice responsabile delle funzioni tradizionali e i nuovi moduli basati sull’AI generativa. La coesistenza tra queste due componenti ha creato problemi di integrazione, portando a un ciclo continuo di bug e rinvii. Apple sta ora lavorando a una nuova base software, soprannominata “LLM Siri”, sviluppata dal team AI di Zurigo, con l’obiettivo di creare un modello monolitico interamente basato su un motore linguistico generativo. Nel frattempo, migliaia di analisti stanno valutando l’accuratezza delle risposte di Apple Intelligence per ridurre le cosiddette “allucinazioni” dei modelli.
Tensioni interne e cambi di leadership
John Giannandrea, inizialmente incaricato della supervisione di Siri, è stato progressivamente esautorato. La divisione è ora guidata da Mike Rockwell, noto per aver diretto lo sviluppo del visore Vision Pro, che risponde direttamente a Federighi. Rockwell ha riorganizzato il team portando con sé ingegneri fidati del progetto headset, mentre Robby Walker, ex capo di Siri, è stato riassegnato. Apple ha scelto di integrare ChatGPT per gestire le richieste più complesse e sta valutando l’aggiunta di Google Gemini come opzione alternativa in iOS 19. Sono in corso anche contatti preliminari con Perplexity per un possibile motore AI in Safari.
Un modello in contrasto con la filosofia Apple
Molti dei problemi derivano dalla tradizionale approccio di Apple: l’azienda è abituata a rilasciare prodotti rifiniti, sviluppati internamente, ma si è trovata impreparata davanti all’AI generativa, che richiede iterazioni rapide e grandi quantità di dati. Il rifiuto di utilizzare i dati utente e una politica restrittiva sull’accesso a contenuti esterni hanno costretto Apple a fare affidamento su dataset sintetici o concessi in licenza. Anche la prudenza nell’acquisto di GPU, decisa dall’ex CFO Luca Maestri, si è rivelata un limite quando la domanda globale è esplosa.
Frustrazioni e speranze future
All’interno del team Siri, le frustrazioni sono palpabili. “Stiamo lavorando da anni e nessuno ci chiede com’è andata. Ci saltano addosso perché non siamo arrivati alla meta, ma ignorano tutto il lavoro fatto per avvicinarla”, ha detto Robby Walker in una riunione interna. Nonostante i problemi, alcuni rimangono ottimisti. Dag Kittlaus, co-creatore di Siri, ha dichiarato: “Apple lavora sul concetto di assistente dal 2010. Hanno ancora il pulsante, il marchio e, se faranno un trapianto di cervello a Siri, avranno tutte le possibilità di diventare l’assistente preferito.”
Intanto, Apple prepara aggiornamenti software non legati all’AI per la WWDC 2025, tra cui una nuova interfaccia grafica ispirata al sistema operativo del visore Vision Pro. La nuova Siri, però, non sarà pronta nemmeno per quell’evento, lasciando gli utenti in attesa di un assistente che possa competere con ChatGPT e Gemini.