Un gruppo di 55 consumatori cinesi ha depositato una denuncia formale presso l’Amministrazione Statale per la Regolamentazione del Mercato, l’ente che vigila sulla concorrenza in Cina, accusando Apple di abuso di posizione dominante.
I ricorrenti, rappresentati dall’avvocato Wang Qiongfei, contestano alla multazionale statunitense di limitare la distribuzione delle applicazioni e i sistemi di pagamento alle proprie piattaforme esclusive, imponendo al contempo commissioni ritenute eccessive.
La denuncia arriva in un momento di crescenti tensioni commerciali tra Pechino e Washington, con le autorità cinesi che hanno intensificato le verifiche antitrust sulle grandi società tecnologiche statunitensi.
Le tre accuse principali nel reclamo antitrust
Nel reclamo amministrativo, depositato presso l’autorità antitrust cinese, vengono contestate tre presunte violazioni della legge sulla concorrenza.
La prima accusa riguarda l’obbligo imposto da Apple di acquistare beni e servizi digitali esclusivamente tramite il proprio sistema di pagamento interno, noto come In-App Purchase.
La seconda violazione denunciata è il divieto di scaricare applicazioni per il sistema operativo iOS al di fuori dell’App Store ufficiale, impedendo di fatto qualsiasi forma di distribuzione alternativa.
La terza contestazione si concentra sulle commissioni applicate sugli acquisti effettuati all’interno delle applicazioni, che possono raggiungere fino al 30% del valore della transazione, una percentuale che i querelanti giudicano sproporzionata e anticoncorrenziale.
Il controllo monopolistico sull’ecosistema iOS
Secondo la denuncia, Apple manterrebbe un controllo monopolistico sull’intera catena di distribuzione delle applicazioni per i dispositivi iPhone e iPad.
Questo controllo si estenderebbe sia alla distribuzione delle app, confinata esclusivamente all’App Store ufficiale, sia ai flussi di pagamento, canalizzati forzatamente attraverso il sistema proprietario dell’azienda.
I consumatori cinesi sottolineano come in altre giurisdizioni, tra cui l’Unione Europea e gli Stati Uniti, Apple sia stata costretta ad aprire i propri ecosistemi a metodi di pagamento alternativi e a store di applicazioni concorrenti, in seguito a pressioni normative e a procedimenti legali.
Questa apertura, tuttavia, non sarebbe stata estesa agli utenti cinesi, nonostante le pratiche commerciali siano sostanzialmente identiche.
Il contesto delle tensioni commerciali sino-americane
La denuncia antitrust contro Apple giunge in un momento particolarmente delicato per le relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti.
I due Paesi hanno recentemente implementato una serie di dazi incrociati e restrizioni commerciali su settori strategici, dai semiconduttori all’intelligenza artificiale.
In questo clima, le autorità di regolamentazione cinesi hanno intensificato gli esami sulle grandi corporation tecnologiche statunitensi, nell’ambito di una più ampia strategia di controllo del mercato.
Un caso parallelo è rappresentato dall’indagine in corso su Qualcomm, il colosso dei chip, relativa alla sua acquisizione della società israeliana Autotalks, un’operazione scrutinata per i suoi possibili effetti sulla concorrenza.
Il precedente legale e la strategia dell’avvocato Wang Qiongfei
Per l’avvocato Wang Qiongfei, che rappresenta il gruppo di consumatori, non si tratta della prima battaglia legale contro Apple.
Nel 2021, una causa civile analoga da lui promossa era stata respinta da un tribunale di Shanghai.
Contro quella decisione, il legale ha presentato tempestivamente appello alla Corte Suprema del Popolo, la massima autorità giudiziaria cinese.
L’udienza d’appello si è svolta nel dicembre dello scorso anno, ma la sentenza definitiva non è ancora stata emessa.
Wang ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters di aver scelto questa volta la via amministrativa, ritenendo che il reclamo all’autorità antitrust possa offrire un iter più rapido per l’esame delle presunte violazioni della legge sulla concorrenza, rispetto ai tempi spesso lunghi del procedimento giudiziario civile.
L’esito di questa battaglia potrebbe avere implicazioni significative non solo per Apple, ma per l’intero modello di business delle piattaforme digitali operative in Cina.