Il panorama dirigenziale di Apple sembra destinato a un nuovo, potenziale terremoto. Secondo un report di Bloomberg, Johny Srouji, vicepresidente senior delle tecnologie hardware e mente dietro la transizione Apple Silicon, avrebbe espresso al CEO Tim Cook la sua riflessione su una possibile uscita dall’azienda nei prossimi mesi. La notizia, se confermata, rappresenterebbe una perdita significativa per il colosso di Cupertino, proprio nel cuore della sua strategia di innovazione hardware. Srouji avrebbe inoltre fatto trapelare ai colleghi l’intenzione di unirsi a un’altra società in caso di partenza, senza però rivelare la destinazione. Apple ha mantenuto un rigoroso silenzio, rifiutandosi di commentare le indiscrezioni del giornalista Mark Gurman.
La figura di Johny Srouji è centrale nell’ecosistema Apple. Considerato l’architetto principale della linea di chip Apple Silicon, che ha rivoluzionato le prestazioni dei Mac liberandoli dalla dipendenza da Intel, la sua eventuale partenza sarebbe un duro colpo. Il suo ruolo è stato determinante nel guidare grandi cambiamenti tecnologici in poche generazioni di processori, consolidando il vantaggio competitivo dell’azienda. Tuttavia, la natura di queste voci appare bizzarra e si inserisce in un periodo di intense speculazioni sui vertici della Mela. È difficile credere che una questione così delicata sia stata discussa apertamente, dato il numero esiguo di fonti finora emerse.
Inoltre, l’età anagrafica di Srouji, 61 anni, rende lo scenario di una permanenza fino al pensionamento molto più plausibile rispetto a un trasferimento in un’azienda concorrente. Le attuali indiscrezioni potrebbero quindi essere un’ulteriore speculazione in una lunga serie che ha toccato persino teorie sul ritiro dello stesso Tim Cook. Questo nuovo capitolo arriva dopo un rapido susseguirsi di annunci di pensionamenti e cambi di ruolo nell’alta dirigenza Apple, creando un clima di apparente instabilità ai piani alti.
Il contesto: un’ondata di cambiamenti ai vertici di Cupertino
La possibile uscita di scena di Srouji non è un caso isolato, ma l’ultimo di una serie di movimenti nell’organigramma esecutivo di Apple. Il primo dicembre è stato annunciato il ritiro di John Giannandrea, vicepresidente senior della strategia per l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico. Giannandrea rimarrà in carica fino alla primavera del 2026, per poi passare il testimone ad Amar Subramanya.
Subito dopo è emersa la notizia che Alan Dye, vicepresidente del design delle interfacce umane, è pronto a entrare formalmente in servizio presso Meta il 31 dicembre, assumendo il ruolo di Chief Design Officer. A sostituirlo in Apple sarà Steve Lemay. Entro il 4 dicembre, il numero di dirigenti coinvolti in voci di addio è aumentato ulteriormente, con indicazioni sui possibili pensionamenti nel 2026 di Lisa Jackson, vicepresidente per l’ambiente, le politiche e le iniziative sociali, e di Kate Adams, consulente legale generale dell’azienda.
Questo susseguirsi di notizie dipinge un quadro di ricambio generazionale in atto ai massimi livelli. È importante ricordare che Apple è un colosso con circa 164.000 dipendenti e che il turnover, seppur raro ai vertici, è un fenomeno fisiologico. Tuttavia, la concentrazione di tali movimenti in un breve lasso di tempo e il loro impatto su aree critiche come il design, l’intelligenza artificiale e, potenzialmente, l’hardware, sollevano interrogativi sulla continuità strategica.
L’impatto potenziale sulla roadmap hardware e Apple Silicon
Se le voci su Johny Srouji dovessero rivelarsi fondate, l’impatto più immediato e profondo si avvertirebbe sulla divisione hardware e sulla roadmap dei chip Apple Silicon. Srouji non è un semplice manager, ma una figura tecnica di spicco la cui leadership ha plasmato l’intera architettura dei processori della Mela. La sua eventuale partenza rischierebbe di:
- Rallentare il ritmo di innovazione nei chip, cruciale per mantenere il vantaggio su concorrenti come Qualcomm, Intel e il crescente settore dei chip per l’IA.
- Creare un vuoto di conoscenza nella pianificazione a lungo termine delle generazioni future di processori, già progettate con anni di anticipo.
- Influenzare il morale e la stabilità del team hardware di Apple, uno dei reparti più elitari e riservati dell’azienda.
La sfida per Tim Cook e il consiglio di amministrazione sarebbe quindi duplice: trovare un successore con una visione tecnologica altrettanto audace e garantire una transizione senza intoppi per progetti già avviati. La mancanza di una comunicazione ufficiale lascia spazio a due letture: o le voci sono infondate, o Apple sta gestendo la situazione con la massima discrezione possibile, forse già avviando una ricerca per una figura di pari statura.
Al momento della stesura, non esistono conferme né smentite ufficiali da parte di Apple riguardo alle intenzioni di Johny Srouji. La rilevanza della sua posizione e la sensibilità delle informazioni che gestisce lasciano presupporre che, qualora le speculazioni di Bloomberg fossero corrette, l’azienda sarà costretta a rilasciare una comunicazione formale per calmare i mercati e gli stakeholder. Il silenzio attuale, in un’era di costanti fughe di notizie, è di per sé un elemento significativo. Il prossimo anno potrebbe quindi rivelare se quello di Srouji sarà l’ultimo di una serie di addii illustri o se, al contrario, l’architetto dei chip Apple resterà al timone per guidare la prossima rivoluzione tecnologica di Cupertino.
