L’annuncio era nell’aria, e ora è ufficiale: Google si unisce alla corsa per esplorare il potenziale dei data center in orbita.
Il colosso di Mountain View ha svelato martedì una nuova iniziativa, battezzata Project Suncatcher, con l’obiettivo di studiare la fattibilità di portare l’intelligenza artificiale nello spazio.
L’idea prevede di schierare sciami di satelliti in orbita terrestre bassa, ciascuno equipaggiato con i chip acceleratori di Google progettati per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale, la generazione di contenuti, la sintesi vocale e visiva e il modeling predittivo.
Google chiama questi chip Unità di Elaborazione Tensoriale, o TPU.
Un “Moonshot” per l’IA Spaziale
In un post sul blog ufficiale, Google ha definito Project Suncatcher come un “moonshot” che esplora una nuova frontiera: equipaggiare costellazioni di satelliti a energia solare con le TPU e collegamenti ottici nello spazio libero, per scalare un giorno l’elaborazione del machine learning direttamente in orbita.
“Come per qualsiasi progetto ambizioso, dovremo risolvere molte complesse sfide ingegneristiche”, ha scritto su X l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai.
Pichai ha sottolineato che i test preliminari di Google dimostrano che le sue TPU possono resistere alle intense radiazioni che incontreranno nello spazio.
“Tuttavia, rimangono sfide significative come la gestione termica e l’affidabilità dei sistemi in orbita”.
La Motivazione: Domanda di IA e Sostenibilità Energetica
Ars Technica ha riportato l’annuncio di Google, che ha pubblicato anche un documento di ricerca che delinea le motivazioni alla base di un progetto così visionario.
Uno degli autori, Travis Beals, ha parlato con Ars di Project Suncatcher, esprimendo ottimismo sul suo potenziale successo.
“Stiamo assistendo a una domanda così elevata di intelligenza artificiale da parte delle persone”, ha dichiarato Beals, direttore senior di Paradigms of Intelligence, un team di ricerca interno a Google.
“Volevamo quindi trovare una soluzione per l’elaborazione dei dati che potesse funzionare, indipendentemente da quanto possa crescere la domanda”.
La domanda crescente si traduce in data center più grandi, che consumano quantità colossali di energia elettrica.
Secondo una stima del MIT Technology Review, entro il 2028, l’intelligenza artificiale da sola potrebbe consumare una quantità di elettricità pari a quella utilizzata annualmente dal 22% di tutte le famiglie statunitensi.
Anche il raffreddamento rappresenta un problema critico, poiché spesso richiede l’accesso a vaste risorse idriche, sollevando interrogativi cruciali sulla sostenibilità ambientale dell’infrastruttura tecnologica tradizionale.
Project Suncatcher si propone quindi come una potenziale risposta a queste limitazioni fisiche e geografiche, spostando una parte del carico computazionale in un ambiente che offre energia solare praticamente illimitata e che non compete con le risorse del pianeta.
