Secondo le ultime indiscrezioni di Mark Gurman, noto analista di Bloomberg, i prossimi MacBook Pro dotati dei chip M6 rappresenteranno un’evoluzione ben più significativa rispetto all’aggiornamento incrementale visto con gli M5.
Tuttavia, la vera sorpresa risiede in una scelta strategica di Apple: le innovazioni più attese, come il redesign dello chassis e l’introduzione di uno schermo OLED touch, saranno appannaggio esclusivo dei modelli di fascia alta, i MacBook Pro con chip M6 Pro e M6 Max.
Questa mossa, che segue una prassi consolidata della casa di Cupertino, potrebbe delineare una divergenza più marcata all’interno della gamma professionale.
Le novità in arrivo tra fine 2026 e inizio 2027
Mark Gurman ha ribadito con insistenza, nelle sue recenti rubriche, che l’arrivo dei MacBook Pro M6 è previsto per un arco temporale che va dalla fine del 2026 all’inizio del 2027.
Questi nuovi dispositivi non saranno un semplice aggiornamento della componentistica interna, ma porteranno con sé cambiamenti sostanziali.
Il più importante è un redesign completo, il primo dal 2021, che dovrebbe conferire ai notebook un profilo più sottile e moderno.
L’altra grande innovazione è l’adozione di un display OLED, che promette neri perfetti, contrasti infiniti e colori più vibranti, accompagnato dalla funzionalità touch, una novità assoluta per i MacBook Pro.
Una strategia a due livelli: solo i top di gamma avranno il meglio
Nella sua ultima newsletter “Power On”, Gurman ha aggiunto un tassello cruciale al quadro, precisando che non tutti i MacBook Pro M6 beneficeranno di queste trasformazioni.
La strategia di Apple sembra infatti prevedere una netta distinzione tra i modelli:
- MacBook Pro con chip M6 Pro e M6 Max: questi saranno i veri e propri portabandiera dell’innovazione. Su di essi troveremo il nuovo design più sottile, il display OLED e la funzionalità touch.
- MacBook Pro con chip M6 “base”: il modello d’ingresso della gamma professionale, al contrario, rimarrà esteticamente e strutturalmente molto simile all’attuale generazione M5, ereditando il potente chip M6 ma privato delle principali novità estetiche e del display di ultima generazione.
Questa approccio non è nuovo per Apple, che ha spesso utilizzato le versioni “Pro” dei suoi prodotti come avanguardia per testare e introdurre tecnologie che, in un secondo momento, vengono eventualmente estese a tutta la linea.
Un precedente emblematico nel mondo Mac è stato quello della Touch Bar, inizialmente riservata ai modelli MacBook Pro più costosi e assente sulla versione base fino al 2019, prima di essere poi completamente abbandonata.
Perché Apple potrebbe adottare questa strategia
La decisione di riservare le innovazioni più importanti ai soli modelli Pro e Max risponde a una logica di mercato e di posizionamento del prodotto.
Innanzitutto, permette di creare una differenziazione più netta all’interno della gamma, giustificando il prezzo più elevato dei modelli di vertice con caratteristiche esclusive e altamente desiderabili.
In secondo luogo, aiuta Apple a gestire i costi di produzione.
L’implementazione di un nuovo design e l’approvvigionamento di pannelli OLED di grandi dimensioni e alta qualità rappresentano investimenti significativi.
Concentrare queste spese iniziali sui modelli a più alto margine permette di ammortizzarle meglio, per poi valutare in futuro un’estensione della tecnologia anche ai modelli base, una volta che i costi di produzione si saranno ridotti.
Questa mossa, se confermata, segnerebbe un’ulteriore specializzazione della linea Pro, indirizzando i professionisti con esigenze estreme e budget più consistenti verso i modelli Max, mentre la versione base con chip M6 si posizionerebbe come un’opzione più accessibile, sebbene esteticamente meno innovativa.
