Il panorama dei chipset per smartphone si prepara a una potenziale rivoluzione con l’arrivo dell’Exynos 2600 di Samsung, il primo processore a 2 nanometri destinato a equipaggiare la serie Galaxy S26. Secondo le voci di corridoio, i test su Geekbench 6 mostrerebbero prestazioni straordinarie, in grado di superare persino i chip Apple. Tuttavia, l’assenza di una verifica ufficiale e l’impossibilità di trovare traccia di questi risultati nel database di Geekbench sollevano seri dubbi sull’autenticità di queste affermazioni, lasciando la comunità tech in bilico tra grande aspettativa e scetticismo.
La posta in gioco per Samsung è estremamente alta. Dopo il fallimento dell’Exynos 2500, costretto a cedere il passo allo Snapdragon di Qualcomm a causa di problemi produttivi, la casa di Seul non può permettersi un altro passo falso. L’adozione del nodo a 2 nanometri con transistor Gate-All-Around rappresenta la scommessa tecnologica per riconquistare credibilità e autonomia. Questo processo costruttivo avanzato promette di combinare potenza computazionale elevatissima con un’efficienza energetica senza precedenti, due fattori cruciali per i flagship del futuro.
La strategia geografica di Samsung per il Galaxy S26
Le ultime indiscrezioni dipingono uno scenario preciso per la distribuzione dei chipset nella serie Galaxy S26. Sembra ormai certo che i modelli standard e Galaxy S26+ utilizzeranno l’Exynos 2600 nella maggior parte dei mercati mondiali. La vera sorpresa riguarderebbe il top di gamma, il Galaxy S26 Ultra, che abbandonerebbe la tradizionale esclusiva Snapdragon per adottare il chip Samsung in aree chiave come Europa e Corea del Sud. Questa mossa segnerebbe un cambio di strategia epocale, dimostrando la fiducia di Samsung nelle capacità del suo silicon interno. Per i mercati più redditizi e competitivi, come Stati Uniti, Cina e Giappone, è invece prevista la variante Snapdragon 8 Elite Gen 5 for Galaxy su tutti i modelli, un segnale di pragmatismo dettato dalle esigenze commerciali.
I presunti punteggi Geekbench e il dilemma dell’attendibilità
Il cuore del dibattito ruota attorno alle performance. Un leak diffuso sulla piattaforma X dall’utente @lafaiel mostra quelli che sarebbero i risultati dell’Exynos 2600 su Geekbench 6: un monstre di 4.217 punti nel test single-core e ben 13.482 in quello multi-core. Questi numeri, se veritieri, non sarebbero solo ottimi; sarebbero storici. Il punteggio single-core eguaglierebbe quello del chip Apple M5, strappando alla mela morsicata lo scettro della CPU mobile più veloce in single-thread, un primato che Apple detiene da anni. Inoltre, il chip Samsung supererebbe abbondantemente anche i punteggi attribuiti al diretto concorrente, lo Snapdragon 8 Elite Gen 5.
Tuttavia, è qui che sorge il problema. Una ricerca approfondita nel database pubblico di Geekbench non restituisce alcun risultato corrispondente a questi numeri fenomenali. Questo dettaglio cruciale getta un’ombra di dubbio sull’intera faccenda. Le possibilità sono tre: i risultati sono stati abilmente manipolati, i numeri sono stati completamente inventati, oppure il test è stato eseguito in un ambiente protetto e non è stato caricato online. In assenza di una conferma tangibile, è doveroso prendere queste voci con le pinze.
La sfida di Samsung Foundry contro il colosso TSMC
Al di là dei benchmark, il successo dell’Exynos 2600 è vitale per le fortune di Samsung Foundry, la divisione che si occupa della produzione su contratto di chip. Attualmente, il mercato è dominato incontrastato da TSMC, che detiene una quota di mercato superiore al 70%. Samsung Foundry, con una quota di poco superiore al 7%, è un lontano secondo. La capacità di produrre con successo e in volumi un chip a 2nm non sarebbe solo un traguardo per la divisione mobile, ma un biglietto da visita potentissimo per attrarre nuovi clienti fonderia e ridurre il divario con il concorrente taiwanese.
Dopo il costoso incidente di percorso con l’Exynos 2500, che ha obbligato Samsung a sborsare circa 400 milioni di dollari aggiuntivi a Qualcomm per acquistare chip Snapdragon, l’azienda ha un disperato bisogno di stabilizzare la sua catena di approvvigionamento. Affidarsi al proprio chip, prodotto internamente, non è solo una questione di orgoglio tecnologico, ma anche di pura economia aziendale. L’Exynos 2600 a 2nm rappresenta quindi un investimento sul futuro, una scommessa che potrebbe rilanciare l’intero ecosistema semiconductor di Samsung. Il mondo tech attenderà con il fiato sospeso le prossime indiscrezioni e, soprattutto, le conferme ufficiali.
