L’attesa per i nuovi top di gamma di Vivo, la serie X300, si scontra con una realtà più modesta per il mercato europeo.
Le etichette energetiche dell’Unione Europea, obbligatorie per la commercializzazione, hanno infatti svelato le capacità delle batterie, rivelando valori significativamente inferiori a quelli che avevano entusiasmato gli appassionati alla vista delle specifiche dei modelli cinesi.
Un colpo per chi si aspettava autonomie eccezionali, che conferma una prassi consolidata per alcuni produttori.
I numeri ufficiali dall’etichetta UE: 5.255 mAh per X300, 5.325 per il Pro
Il sito ufficiale dell’Unione Europea, che cataloga le etichette energetiche di tutti i dispositivi immessi sul mercato, non lascia spazio a interpretazioni.
Il modello Vivo X300, identificato dal codice modello V2515, avrà una batteria nominale da 5.255 milliampere-ora (mAh).
La variante più avanzata, il Vivo X300 Pro con codice V2514, sarà dotata di un accumulatore leggermente più capiente, da 5.325 mAh.
Si tratta di capacità di tutto rispetto, in linea con molti smartphone di fascia alta, ma che non possono competere con i mostri da 6.000 mAh e oltre che popolano il mercato cinese.
Il confronto con le versioni cinesi evidenzia un divario notevole
La delusione della community tecnologica nasce proprio dal confronto con i dispositivi venduti in Cina.
Le varianti domestiche dei Vivo X300, infatti, vantano specifiche di autonomia ben più generose: la batteria standard arriva a 6.040 mAh, mentre quella del modello Pro tocca i 6.500 mAh.
Questo divario di oltre 1.000 mAh tra le versioni cinesi e internazionali rappresenta una differenza sostanziale, in grado di influenzare pesantemente l’esperienza d’uso quotidiana e l’autonomia del dispositivo tra una ricarica e l’altra.
Una strategia di mercato consolidata per i brand cinesi
Per gli osservatori più attenti del settore, questa notizia non costituisce una sorpresa.
Quella di adattare, spesso riducendole, le specifiche delle batterie per i mercati al di fuori della Cina è una strategia piuttosto comune tra i produttori di smartphone di origine cinese.
Le ragioni non sono sempre dichiarate ufficialmente, ma si ipotizzano motivazioni legate ai costi, alle diverse catene di approvvigionamento o a requisiti normativi specifici.
In questo caso specifico, le indiscrezioni tecniche suggeriscono che Vivo abbia optato per le versioni globali rinunciando alle innovative batterie al silicio-carbonio (Si-C), che offrono una densità energetica superiore, in favore delle più tradizionali e convenzionali batterie ai polimeri di litio (LiPo).
Cosa aspettarsi per le altre specifiche tecniche?
La domanda che ora attanaglia i potenziali acquirenti è se questa “riduzione” riguardi esclusivamente la batteria o se si estenda anche ad altri componenti.
Dopo l’autonomia, i primi sospetti cadono inevitabilmente sulla memoria.
Esiste il concreto rischio che le varianti europee dei Vivo X300 e X300 Pro possano arrivare con tagli di RAM o archiviazione interna inferiori rispetto ai corrispettivi cinesi.
Al momento, non ci sono conferme ufficiali in merito, e per avere un quadro completo sarà necessario attendere la presentazione ufficiale dei dispositivi per il mercato globale.
Oppo Find X9: un approccio diverso per il mercato globale?
Mentre Vivo sembra seguire la strada dell’adattamento, un suo diretto concorrente, Oppo, potrebbe perseguire una filosofia opposta.
Secondo alcune voci di corridoio, Oppo avrebbe intenzione di proporre la sua filosofia “no 7.000 mAh, no flagship” anche al di fuori della Cina con la prossima serie Find X9.
Ciò significherebbe portare le batterie di grande capacità, ormai un must-have per gli flagship in patria, anche sui mercati internazionali, sfidando la tendenza al ribasso e cercando di distinguersi con un’offerta di autonomia veramente top di gamma.
Questa mossa, se confermata, potrebbe mettere sotto pressione Vivo e altri competitor, costringendoli a rivedere le proprie strategie per le versioni globali.
