Google ha ufficialmente rilasciato una patch correttiva per risolvere il critico problema di boot loop che affliggeva la Beta 3 di Android 15 QPR2, rendendo inutilizzabili numerosi smartphone Pixel.
La soluzione arriva tramite un aggiornamento incrementale alla versione Beta 3.1, con build specifiche a seconda del modello in possesso.
La società di Mountain View ha fornito dettagli tecnici in un post su Reddit, delineando anche le procedure di ripristino per gli utenti il cui dispositivo risulta ancora bloccato.
Le due diverse build della patch correttiva
Attraverso la sua community online, Google ha specificato che le patch in distribuzione sono due.
I modelli Pixel 6, inclusa la variante più economica Pixel 6A, riceveranno la build identificata dal codice vBP41.250916.010.
Tutti gli altri dispositivi Pixel idonei, invece, riceveranno la versione vBP41.250916.010.A1.
Il codice di base è identico, ma per motivi non specificati la build destinata alla serie Pixel 6 è sprovvista del suffisso “A1”.
Questo aggiornamento risulta di vitale importanza per tutti quegli utenti che, per qualsiasi ragione, non avevano ancora installato la Beta 3 o che l’avevano installata senza incorrere nei noti problemi di stabilità.
Il problema del boot loop e le soluzioni di ripristino
Come riportato in precedenza, la Beta 3 del programma Android 15 QPR2 conteneva un bug in grado di mandare in boot loop diversi smartphone Google Pixel.
Fortunatamente, non si è trattato di un guasto catastrofico: la community aveva già individuato la potenziale causa del problema e messo a punto metodi per ripristinare il dispositivo senza dover ricorrere a un hard reset, che avrebbe comportato la perdita di tutti i dati.
Tuttavia, l’intervento ufficiale di Google con la Beta 3.1 semplifica notevolmente la risoluzione per la maggior parte degli utenti.
Per gli sviluppatori che si trovano con il device ancora non operativo, Google ha fornito alcuni suggerimenti.
Innanzitutto, l’azienda osserva che lo smartphone potrebbe “ripararsi da solo”.
Grazie al partizionamento A/B introdotto da Google ormai diversi anni fa, dopo una serie di avvii falliti il telefono potrebbe revertire automaticamente alla Beta 3.2, abbandonando il firmware problematico.
Questa tecnologia, sebbene occupi qualche gigabyte di spazio di archiviazione aggiuntivo, si rivela estremamente utile in scenari come questo.
Procedure di ripristino manuale
Qualora il ripristino automatico non avvenga, Google propone due strade alternative:
- Modalità debug USB: Tentare l’accesso tramite la modalità debug USB, una funzionalità che, tuttavia, doveva essere abilitata preventivamente dall’utente prima dell’installazione della beta difettosa.
- Flash manuale dell’OTA: Scaricare l’immagine OTA della Beta 3.1 specifica per il proprio modello di Pixel tramite un computer, mettere poi lo smartphone in modalità recovery e procedere con l’installazione forzata dell’immagine collegando il dispositivo al PC mediante cavo USB.
Se nessuna di queste soluzioni dovesse funzionare, Google indica che non rimane altro da fare se non un reset completo alle impostazioni di fabbrica.
Questa evenienza, sebbunque spiacevole, rientra nei rischi noti dell’utilizzo di software in fase beta.
Gli sviluppatori e gli utenti avanzati sono sempre stati avvertiti di non installare firmware sperimentali su dispositivi contenenti dati sensibili o insostituibili, poiché situazioni di instabilità sono una possibilità concreta e sono proprio lo scopo di queste iniziative di testing pubblico.
L’episodio del boot loop serve da monito sull’importanza di effettuare backup regolari e di utilizzare dispositivi secondari per i test sulle versioni pre-release del sistema operativo.
