La piattaforma di streaming audio Spotify ha annunciato una collaborazione strategica con le principali etichette discografiche mondiali, tra cui Sony Music Entertainment, Universal Music Group, Warner Music Group, Merlin e Believe, per definire un quadro condiviso sull’impiego dell’intelligenza artificiale nel settore musicale.
L’obiettivo dichiarato è lo sviluppo di “prodotti AI responsabili”, che fungano da strumento di supporto per artisti e pubblico senza mai sostituire la creatività umana.
Questa intesa, che coinvolge i titolari dei diritti d’autore più influenti a livello globale, promette di aprire la strada a nuove fonti di reddito e a esperienze innovative per gli ascoltatori, pur sollevando interrogativi sulla definizione di un compenso “adeguato” per l’utilizzo dei cataloghi musicali.
Un Laboratorio per l’AI Generativa e il Futuro della Creatività
Spotify ha rivelato l’intenzione di istituire un laboratorio all’avanguardia dedicato alla ricerca sull’intelligenza artificiale generativa.
Team specializzati saranno incaricati di sviluppare tecnologie che riflettano i principi aziendali e creino valore per fan e artisti.
I detentori dei diritti avranno piena facoltà di determinare le proprie modalità di partecipazione alle varie iniziative, garantendo che la collaborazione con etichette, distributori ed editori sia un pilastro fondamentale nello sviluppo dei prossimi prodotti.
La filosofia alla base è chiara: gli strumenti di intelligenza artificiale non sono concepiti per rimpiazzare l’arte umana, ma per offrire agli artisti nuovi modi per esprimere la propria creatività e rafforzare il legame con il pubblico.
Con una base di oltre 700 milioni di ascoltatori mensili, Spotify intende sfruttare la sua posizione dominante per assicurare che l’AI generativa serva ad approfondire, e non ad appiattire, l’esperienza musicale.
La Questione Economica: Nuove Entrate e Compensi Trasparenti
Uno degli aspetti più delicati dell’accordo tocca la sfera economica.
La piattaforma svedese promette “nuove fonti di introiti” per artisti, autori e titolari dei diritti, garantendo compensi adeguati per l’utilizzo del loro lavoro e un riconoscimento trasparente per ogni contributo.
Tuttavia, la definizione operativa di “adeguato” rimane un campo aperto a future negoziazioni e potenziali dibattiti tra le parti.
Mentre le premesse appaiono solide, il giudizio definitivo del settore attenderà la presentazione di applicazioni concrete che chiariscano la direzione strategica e la gestione dei contenuti AI già presenti sulla piattaforma.
La trasparenza nella ripartizione dei ricavi sarà cruciale per il successo a lungo termine di questa ambiziosa partnership.
SongDNA: La Funzione Nascosta che Rivoluzionerebbe i Crediti Musicali
Oltre alle frontiere dell’intelligenza artificiale, Spotify sta esplorando silenziosamente nuove modalità per arricchire l’esperienza utente.
Una funzione inedita, scoperta nel codice dell’applicazione e battezzata SongDNA, si profila all’orizzonte.
L’intento di questo strumento è gettare luce sul mondo che si cela dietro le quinte di una canzone, valorizzando figure professionali cruciali ma spesso trascurate come produttori, parolieri, compositori e ingegneri del suono.
La scoperta, opera della ricercatrice Jane Manchun Wong, ha apparentemente colto di sorpresa l’azienda, che ha prontamente rimosso ogni riferimento alla funzione dal codice senza rilasciare commenti ufficiali.
L’interfaccia di SongDNA permetterebbe agli utenti di:
- Navigare attraverso i crediti completi di singoli brani e album.
- Visualizzare le connessioni professionali tra i vari talenti coinvolti.
- Scoprire altri contenuti a cui gli stessi professionisti hanno lavorato.
Una simile implementazione porrebbe Spotify in diretta competizione con servizi come Tidal, che già offre una funzione analoga.
I benefici sarebbero duplici: da un lato, gli appassionati potrebbero approfondire la loro cultura musicale, dall’altro, gli addetti ai lavori avrebbero uno strumento immediato per identificare collaboratori e creare nuove sinergie professionali.
Spotify Sbarca in TV con The Ringer su Samsung TV Plus
L’ambizione di Spotify non si limita all’audio e all’AI, ma si estende al settore televisivo con un debutto di rilievo.
La società ha lanciato il suo primo canale televisivo gratuito, “The Ringer”, trasmesso in esclusiva sulla piattaforma Samsung TV Plus.
Si tratta di un servizio FAST, che offre una programmazione continua 24 ore su 24, con una selezione curata dei migliori podcast video prodotti da The Ringer, la casa di produzione fondata da Bill Simmons e acquisita da Spotify nel 2020.
L’accesso a questi contenuti non richiede alcun abbonamento a Spotify Premium né costi aggiuntivi, rappresentando una mossa strategica per portare i contenuti del brand direttamente nei salotti degli utenti, senza la necessità di app o dispositivi dedicati.
Il palinsesto vanta titoli di grande popolarità, spaziando tra sport, cultura, intrattenimento e attualità.
Il Palinsesto di The Ringer: Dai Film al Gossip, Dallo Sport alla Cucina
L’offerta di contenuti del canale The Ringer è estremamente variegata, progettata per catturare un pubblico ampio e trasversale.
Ecco alcuni dei programmi di punta:
- “The Rewatchables”: Un’analisi approfondita e divertente dei film che hanno segnato la storia del cinema.
- “Higher Learning”: Un podcast che affronta con ironia e intelligenza temi scottanti di attualità, politica e cultura.
- “Speidi’s 16th Minute”: Un punto di riferimento per gli appassionati di gossip e celebrità.
- “The Big Picture”: Un’analisi cinematografica d’autore.
- “The Ringer-Verse”: Approfondimenti per gli amanti delle grandi saghe fantasy e di fantascienza.
- “The Dave Chang Show” e “The Recipe Club”: Programmi dedicati alla creatività culinaria.
- “Book of Basketball 2.0” e “House of R”: Contenuti per gli appassionati di sport e di fantasy sport.
Questa iniziativa segna una vera e propria scommessa per Spotify, un tentativo di trasferire il suo dominio consolidato nel mercato dell’audio streaming al più competitivo panorama dei contenuti televisivi lineari e gratuiti, ampliando così il proprio raggio d’azione e il potenziale di monetizzazione pubblicitaria.