La trasmissione di Rai3 condotta da Federica Sciarelli è tornata con un appuntamento ricco di pathos e nuove rivelazioni.
Mercoledì 15 ottobre 2025, “Chi l’ha visto?” ha offerto al suo pubblico una puntata intensa, costruita attorno a storie irrisolte che da anni, o da mesi, interrogano l’opinione pubblica e le istituzioni.
In studio, le voci delle famiglie, testimonianze inedite e documenti finora secretati hanno ridato speranza e centralità a casi apparentemente dimenticati.
L’atmosfera, come di consueto, è stata caratterizzata dalla tensione del non detto e dalla ricerca ostinata di una verità che fatica a emergere.
Tra i casi principali, il cold case di Manuela Murgia, riacceso da una riapertura delle indagini, il dramma del giovane Paolo, morto suicida a Latina, e il mistero che avvolge la scomparsa di Giovanni Cuvello all’interno di un ospedale palermitano.
Il caso Manuela Murgia: un cold case riapre dopo trent’anni
Il fulcro della serata è stato il caso di Manuela Murgia, la ragazza scomparsa il 4 febbraio 1995 e ritrovata senza vita il giorno dopo nella gola di Tuvixeddu, a Cagliari.
Per decenni archiviato come suicidio, il fascicolo è stato riaperto dalla Procura di Cagliari per il reato di omicidio volontario.
L’attenzione degli investigatori si è concentrata sull’ex fidanzato di Manuela, Enrico Aster, oggi 54enne, formalmente indagato.
In studio, le sorelle Elisa e Anna Murgia hanno portato la loro commovente testimonianza, chiedendo a gran voce giustizia e trasparenza dopo anni di silenzi e versioni contrastanti.
Sono stati mostrati documenti inediti che gettano nuova luce sulle ore precedenti la scomparsa, sollevando interrogativi cruciali: con chi si recò Manuela al canyon quella mattina? Quali dinamiche hanno portato alle precedenti archiviazioni?
La trasmissione ha rimesso sotto la lente ogni dettaglio, anche quelli apparentemente marginali, dimostrando come un cold case non sia mai veramente chiuso finché non viene fatta piena luce.
La tragedia di Paolo: il volto umano del bullismo adolescenziale
Un altro momento di profonda commozione ha riguardato la storia di Paolo, il quattordicenne di Latina che si è tolto la vita, secondo le ricostruzioni, a causa di un drammatico contesto di bullismo scolastico.
“Chi l’ha visto?” ha dato voce al fratello maggiore del ragazzo, il quale ha condiviso il suo straziante racconto, rivelando di essere stato a sua vittima di aggressioni negli anni precedenti.
«Erano anni diversi… ma anch’io ho vissuto sulla mia pelle il peso della derisione», ha dichiarato, descrivendo un senso di impotenza che purtroppo si è ripetuto.
Questa testimonianza ha trasformato la cronaca in un potente monito sociale, mettendo in luce non solo il tragico epilogo, ma anche le relazioni rotte, l’impreparazione nel gestire certi fenomeni e i silenzi che troppo spesso avvolgono le vittime e le loro famiglie.
Il mistero di Giovanni Cuvello: la morte in ospedale senza risposte
Il terzo caso approfondito è quello di Giovanni Cuvello, 73 anni, giunto al pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia di Palermo la sera del 30 settembre per problemi respiratori.
Ciò che doveva essere un ricovero di routine si è trasformato in un mistero irrisolto: l’uomo è morto senza che i familiari ne comprendessero le dinamiche, all’interno della struttura sanitaria.
La trasmissione ha provato a ricostruire gli ultimi, inquietanti passi del paziente, evidenziando possibili irregolarità nel percorso ospedaliero e la mancanza di risposte chiare da parte delle autorità sanitarie competenti.
I familiari, già intervenuti in passato tramite il programma, hanno rilanciato il loro appello per ottenere verità e giustizia, sottolineando la mancanza di trasparenza che continua a persistere attorno a questa vicenda.
Come da tradizione, Federica Sciarelli ha dedicato spazio agli appelli del pubblico, confermando il ruolo del programma come un ponte tra i cittadini e le autorità.
Segnalazioni di persone scomparse, richieste di aiuto e richieste di chiarimento su casi aperti trovano in “Chi l’ha visto?” una cassa di risonanza unica, nella speranza che qualcuno, da casa, possa fornire il tassello mancante.
Questa puntata si è distinta per l’equilibrio narrativo, alternando con maestria un caso storico a drammi contemporanei, dimostrando che l’impegno verso la verità non conosce scadenza.
La presentazione di testimonianze inedite e documenti finora sconosciuti rappresenta un valore aggiunto cruciale, che va oltre la semplice cronaca e tenta di aggiungere pezzi concreti al puzzle.
Tuttavia, resta la questione fondamentale di quanto queste rivelazioni possano effettivamente influenzare le indagini ufficiali e quanto, invece, rimarranno confinate nella sfera delle ipotesi.
Il caso Murgia, con i suoi quarant’anni di versioni contrastanti, è l’esempio lampante di una verità che, nonostante un nuovo slancio investigativo, non è ancora stata scritta definitivamente.
Il programma ha acceso un faro potente su queste storie, ma il compito di dipanare la matassa spetta ora agli inquirenti, alla magistratura e, nel caso Cuvello, a un sistema sanitario chiamato a rispondere delle sue dinamiche.