Dal quartier generale di EssilorLuxottica, in collaborazione con Meta, si diffonde una narrazione audace che prefigura il tramonto degli smartphone. Secondo questa visione, gli occhiali intelligenti, arricchiti dall’intelligenza artificiale, sono destinati a diventare i dispositivi dominanti della prossima era tecnologica. Tuttavia, un esame attento dei dati di mercato e delle previsioni di settore rivela un divario significativo tra queste ambizioni e la domanda reale dei consumatori, sollevando interrogativi sulla tempistica di una transizione così epocale.
La discussione è stata rinvigorita dalle recenti dichiarazioni di Francesco Milleri, presidente e amministratore delegato di EssilorLuxottica, rilasciate all’emittente Bloomberg. Milleri ha dipinto un quadro di un “prossimo futuro” popolato da “centinaia di milioni di occhiali intelligenti interconnessi” che daranno vita a comunità digitali di dimensioni senza precedenti. Questa prospettiva non è solo una speculazione, ma si traduce in una strategia industriale concreta. Il colosso ottico ha infatti pianificato di incrementare la sua capacità produttiva per raggiungere un output di 10 milioni di unità di occhiali smart all’anno entro la fine del 2026.
Piano Industriale e Realtà di Mercato
Questo potenziamento produttivo è finalizzato a soddisfare non solo gli obiettivi del partner Meta, ma anche a supportare lo sviluppo di altri dispositivi del gruppo, come gli occhiali Nuance Audio che integrano tecnologia per l’assistenza acustica. Nonostante l’impressionante slancio manifatturiero, il paradigma di mercato prevalente racconta una storia diversa. Le stime degli analisti, infatti, delineano un orizzonte più cauto: si prevede che il mercato totale indirizzabile, o Total Addressable Market (TAM), per gli occhiali intelligenti raggiungerà circa 60 milioni di unità a livello globale entro il 2035.
Questi numeri appaiono modesti se confrontati con le performance del mercato degli smartphone. Per avere un termine di paragone, la sola Apple ha spedito oltre 232 milioni di iPhone nel corso del 2024. Il confronto evidenzia un abisso tra il volume di un dispositivo consolidato e le proiezioni per una tecnologia emergente. Il divario suggerisce che, sebbene il potenziale a lungo termine degli occhiali smart sia ampiamente riconosciuto, un cambiamento di paradigma in grado di soppiantare lo smartphone non sembra essere dietro l’angolo.
La Corsa Tecnologica e la Risposta dei Competitori
La posizione di leadership che Meta sta costruendo nel segmento degli occhiali intelligenti sta già influenzando le mosse strategiche dei suoi principali rivali. La pressione competitiva ha spinto Apple a rivedere i propri piani, interrompendo lo sviluppo di una versione di fascia alta del suo visore Vision Pro. Secondo le ricostruzioni, la società di Cupertino ha deciso di dirottare le proprie risorse verso la creazione di occhiali smart con intelligenza artificiale, un segnale chiaro che indica la direzione in cui i maggiori player tecnologici si stanno muovendo.
In questo panorama in rapida evoluzione, Meta ha recentemente lanciato i suoi innovativi occhiali intelligenti Ray-Ban Display, frutto della joint venture con EssilorLuxottica. Questo prodotto, disponibile al prezzo di 799 dollari, incarna la visione di un futuro in cui l’informazione e l’interazione digitale sono perfettamente integrate nel campo visivo dell’utente. Tuttavia, il prezzo elevato e le funzionalità ancora in via di maturazione pongono queste tecnologie in una fase di adozione early-adopter, lontana dalla massa critica necessaria per una vera rivoluzione di consumo.
La sfida principale risiede nel colmare il divario tra la visione futuristica e le esigenze pratiche dei consumatori. Affinché gli occhiali smart possano ambire a sostituire lo smartphone, devono offrire un’esperienza così convincente e seamless da giustificare l’abbandono di un dispositivo onnipresente e versatile. Elementi come l’autonomia della batteria, l’ergonomia, le applicazioni killer e la privacy saranno fattori determinanti per il successo. L’industria si trova quindi a un bivio, dove gli ingenti investimenti in ricerca e sviluppo dovranno incontrare una domanda che, per il momento, stenta a decollare con la rapidità prevista dagli ottimisti del settore.