La scelta di un Google Pixel è da sempre una dichiarazione di intenti: si privilegia un’esperienza software raffinata, aggiornamenti garantiti e funzionalità di intelligenza artificiale all’avanguardia, accettando un hardware che raramente compete con i top di gamma sul crudo potere di calcolo. Questo equilibrio, tuttavia, mostra oggi una crepa significativa, gettando un’ombra sul futuro della serie e costringendo Google a una potenziale rivalutazione delle sue priorità progettuali. L’elemento scatenante è un videogioco, Genshin Impact, diventato di fatto inutilizzabile sulla serie Pixel 10 dopo un recente aggiornamento. Sebbene il problema possa apparire di nicchia, esso solleva il velo su una vulnerabilità strutturale nelle scelte hardware del colosso di Mountain View, con implicazioni che potrebbero riverberarsi ben oltre il mondo del gaming mobile.
Il cuore del problema risiede nel processore Tensor G5, il chip che alimenta il Pixel 10. Per questa generazione, Google ha spostato la produzione dagli stabilimenti di Samsung a quelli di TSMC, una mossa che, in linea teorica, prometteva miglioramenti in termini di potenza ed efficienza energetica. Le previsioni degli analisti, tuttavia, erano già caute: si supponeva che l’aggiornamento non avrebbe rappresentato una rivoluzione. Le recensioni del dispositivo hanno confermato questa impressione, registrando prestazioni in linea con le attese. Al momento del lancio, Genshin Impact funzionava in modo accettabile con impostazioni grafiche medie. L’elemento trascurato, ma destinato a rivelarsi cruciale, è stato l’ingresso di una nuova scheda grafica: la GPU PowerVR, che ha sostituito le precedenti unità Mali. All’epoca, questo dettaglio tecnico passò in secondo piano, poiché per l’utente medio la transizione da un modello precedente al Pixel 10 non comportava differenze prestazionali tangibili nell’uso quotidiano.
Il Punto di Rottura: L’Aggiornamento di Genshin Impact
La situazione è cambiata radicalmente il 6 agosto, quando la casa di sviluppo HoYoverse ha annunciato una revisione dei requisiti minimi di sistema per le versioni future di Genshin Impact. L’annuncio conteneva un punto specifico di impatto diretto per i possessori del Pixel 10: il team di sviluppo ha interrotto ufficialmente il supporto per tutte le GPU PowerVR. Nel comunicato ufficiale, HoYoverse ha precisato che “I dispositivi con specifiche inferiori a quelle minime potrebbero comunque avviare il gioco, ma potrebbero riscontrare problemi di prestazioni, tra cui cali di frame rate, instabilità o arresti anomali durante il gioco”. Con il rilascio dell’aggiornamento, i possessori del Pixel 10 hanno sperimentato esattamente questo scenario. Il gioco è risultato gravemente compromesso, caratterizzato da:
- Animazioni estremamente scattose e poco fluide.
- Cadute drastiche del frame rate durante le sequenze d’azione.
- Lentezza generale nella risposta ai comandi.
- Malfunzionamenti intermittenti dell’interfaccia utente.
Di fatto, chi possiede un Pixel 10 si è visto precludere l’accesso a uno dei titoli multipiattaforma più popolari al mondo.
Implicazioni di Sistema: Oltre il Singolo Gioco
Sebbene la maggioranza degli utenti Android non giochi a Genshin Impact, le ripercussioni di questa vicenda travalicano il singolo software. HoYoverse è solo il primo sviluppatore ad aver escluso esplicitamente le GPU PowerVR, ma difficilmente sarà l’ultimo. La scelta di Google ha collocato il Pixel 10 in una posizione di isolamento nel panorama hardware. Le GPU PowerVR hanno avuto un passato illustre, essendo state integrate nei dispositivi iOS di punta, ma quella collaborazione si è conclusa nel 2015. Oggi, queste unità di elaborazione grafica sono relegate a una nicchia di mercato, presenti principalmente su dispositivi Android a basso costo, come lo Poco C61, telefoni che comunque non possiedono la potenza necessaria per eseguire titoli complessi in modo accettabile. La GPU PowerVR è, a tutti gli effetti, una tecnologia superata da alternative più performanti e diffuse come le soluzioni Adreno di Qualcomm o Mali di Arm. Se Google non avesse integrato questo componente obsoleto nel suo dispositivo di punta, la fine del supporto da parte di HoYoverse sarebbe passata inosservata. L’introduzione di un componente di nicchia in uno smartphone di fascia alta ha conseguenze potenzialmente dannose per il brand, poiché gli sviluppatori, per ottimizzare costi e risorse, tendono a supportare le architetture più comuni.
È importante considerare la cronologia degli eventi. HoYoverse ha comunicato le nuove specifiche minime prima che i dettagli tecnici completi del Tensor G5 fossero di dominio pubblico. La loro decisione, quindi, non è stata una mossa deliberata contro Google, ma una scelta di business logica: non aveva senso investire risorse per supportare una GPU che, in quel momento, era presente solo su telefoni che non potevano offrire un’esperienza di gioco di qualità. I piani di Google per l’impiego della GPU PowerVR erano già in una fase avanzata e difficilmente avrebbero potuto essere modificati a seguito di un annuncio esterno. Questa situazione sembra confermare la strategia di Google, che sacrifica le prestazioni grezze per concentrarsi sull’esperienza software e sull’integrazione dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, con la progressiva emarginazione delle GPU PowerVR dal mercato, ci si chiede per quanto tempo gli sviluppatori continueranno a fare un’eccezione per la serie Pixel. Google non rientra tra i primi cinque produttori mondiali di smartphone e vende solo una frazione delle unità commercializzate da colossi come Samsung, Apple e Xiaomi. Per il futuro, l’abbandono delle GPU PowerVR appare come una strada obbligata se l’azienda intende scongiurare il rischio che altri titoli di successo diventino inaccessibili sui suoi dispositivi, un evento che avrebbe un impatto diretto e negativo sulla percezione del brand e sulle vendite dei futuri modelli, come l’attesissima serie Pixel 11.