L’industria automobilistica europea vive un momento di profonda trasformazione e difficoltà, stretta tra la transizione obbligata all’elettrificazione e l’avanzata competitiva dei produttori cinesi. In questo scenario, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha delineato durante il discorso sullo stato dell’Unione una strategia che, pur confermando l’elettrico come futuro indiscusso, apre a un nuovo capitolo: lo sviluppo di veicoli piccoli, economici e accessibili. Una posizione che riecheggia le richieste avanzate da tempo dall’industria, in particolare da leader come Luca de Meo di Renault.
La visione di von der Leyen: l’“e-car” europea
Nel suo intervento al Parlamento Europeo, Ursula von der Leyen ha tracciato con chiarezza la rotta futura. Ha confermato senza esitazioni che il futuro è elettrico e che l’Europa deve esserne protagonista. Tuttavia, ha aggiunto un elemento cruciale, riconoscendo una carenza del mercato attuale: la mancanza di opzioni realmente accessibili. “Milioni di europei vogliono comprare auto europee a prezzi ragionevoli”, ha affermato, annunciando quindi la volontà di investire in veicoli piccoli e poco costosi.
La proposta concreta è una collaborazione tra la Commissione e l’industria per un’iniziativa dedicata proprio alle auto di piccole dimensioni a prezzi contenuti. Von der Leyen ha coniato il concetto di “e-car” europea, dove la “e” sta per ecologica, economica ed europea. Un veicolo che sia quindi pulito, efficiente e leggero, ma anche alla portata di tutti e costruito all’interno del continente, facendo leva su catene di approvvigionamento locali. L’obiettivo dichiarato è chiaro: non lasciare il segmento più accessibile del mercato in mano ai concorrenti cinesi e globali, che stanno guadagnando terreno proprio con modelli compatti e competitivi.
Un’idea che ricorda la proposta di Luca de Meo
La strategia illustrata dalla Presidente della Commissione suona familiare agli addetti ai lavori. Richiama infatti da vicino le proposte avanzate in più occasioni da Luca de Meo, Amministratore Delegato del Gruppo Renault e Presidente dell’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (ACEA). De Meo ha più volte sollecitato Bruxelles a sostenere la creazione di un consorzio o di un’alleanza in stile Airbus tra i costruttori del Vecchio Continente.
L’obiettivo di questa ipotetica alleanza sarebbe proprio quello di unire le forze, condividere gli investimenti e sviluppare piattaforme comuni per la produzione di auto elettriche piccole ed economiche, un segmento attualmente poco redditizio per i singoli marchi ma cruciale per la sovranità industriale europea e per la mobilità delle masse. L’apertura di von der Leyen sembra quindi accogliere, almeno in parte, questa visione, indicando una via percorribile di collaborazione pubblico-privata.
Flessibilità e riesame del 2035: cosa cambierà?
Oltre al focus sulle city car, il discorso ha toccato un altro nervo scoperto del dibattito automobilistico: la flessibilità normativa. Von der Leyen ha ricordato che il settore auto è un pilastro dell’economia europea, con milioni di posti di lavoro in ballo, e che per questo sono state già concesse maggiori flessibilità per il raggiungimento degli obiettivi del 2025.
La dichiarazione più attesa e scrutinata dagli analisti è stata quella riguardante il futuro della normativa sulle emissioni. “Per quanto riguarda la neutralità tecnologica, stiamo preparando il riesame del 2035”, ha affermato. Questa frase lascia intendere che la Commissione potrebbe essere disposta a riesaminare, se non la data finale della messa al bando dei motori termici, almeno le modalità per raggiungerla. Molte case automobilistiche, soprattutto tedesche, spingono da mesi per una maggiore neutralità tecnologica, chiedendo che accanto all’elettrico puro (BEV) vengano considerate anche tecnologie ibride o a combustibili sintetici (e-fuel).
Il “riesame” annunciato potrebbe quindi aprire la porta a modifiche significative, sebbene la Presidente non abbia fornito dettagli operativi. La domanda che ora attanaglia l’industria è se questo si tradurrà in un reale cambiamento di rotta o in semplici aggiustamenti marginali. La risposta arriverà nei prossimi mesi, definendo il panorama competitivo europeo per il prossimo decennio.
L’Unione Europea sembra aver colto il grido d’allarme lanciato dai costruttori. La doppia mossa – puntare su un prodotto specifico e accessibile come la city car elettrica e mostrare disponibilità a rivedere i dettagli della transizione – rappresenta un tentativo di trovare un equilibrio tra ambizioni climatiche, realtà industriale e difesa della competitività globale. Il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità di tradurre le parole in un piano concreto e condiviso, evitando che il mercato delle auto per tutti diventi un altro campo perso a favore della concorrenza asiatica.